Addio a D’Angelo, l’uomo della Bmw
Grande amico di Bearzot, lanciò Gentile

Vittima del Covid, aveva 91 anni. Noto per la concessionaria diretta per decenni. Fu ispettore della Lega Calcio, nel 1982 organizzò un ritiro della Nazionale azzurra a Como

Si è spento ieri mattina, vinto dal Covid, l’imprenditore napoletano, ma comasco d’adozione, Raffaele D’Angelo. Aveva 91 anni e da un paio di mesi lottava duramente con il virus. Se ne è andato proprio mentre sembrava che le sue condizioni, negli ultimi giorni, fossero migliorate. Era una figura notissima, nel Comasco, per la Concessionaria Bmw diretta a Maslianico dagli anni Settanta sino a qualche anno fa, ma una storia in realtà cominciata negli Anni Settanta quando rilevò la concessionaria, sempre Bmw, di via Milano a Como, poi trasferitasi in via Masia.

Grande eleganza

Con il suo caratteristico timbro di voce rauco, un aspetto sempre molto elegante e una classe naturale nei comportamenti, D’Angelo era noto in città e dintorni anche per altre attività, soprattutto in ambito calcistico dove per trent’anni aveva ricoperto il ruolo di ispettore sui campi di serie A per la Lega Calcio e grazie al quale aveva intessuto una serie di rapporti a livello nazionale e internazionale.

Una vita ricca di episodi significativi e curiosi, a tratti affascinanti. Come affascinante era lui, in abiti sempre inappuntabili, i tratti quasi da attore cinematografico. Cresciuto in una famiglia di carabineri da generazioni, era stato nell’Arma anche lui ed era venuto a Como perché al seguito del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (allora capitano), di cui era l’attendente.

Smessa la divisa per buttarsi in una avventura imprenditoriale nel mondo tessile, aveva poi virato, come detto, sulle automobili. Ma sono state forse le vicende calcistiche a scrivere le pagine più curiose della sua vita. Era amico intimo di Enzo Bearzot, tanto da organizzare un ritiro azzurro a Como pre mondiale 1982. Mondiali che seguì al fianco della Nazionale.

Il rapporto con il ct fece poi scaturire quello con altri giocatori, come Tardelli e Paolo Rossi (in realtà conosciuto come vicino di casa della concessionaria). Il rapporto con il commendator Carlo De Gaudio della Figc, che era capo delegazione ai Mondiale del 1982, lo spinse a intraprendere i ruoli dirigenziali. Fu consigliere del Milan a metà anni Ottanta.

Nei trent’anni da ispettore della Lega , lo si vedeva sbucare sempre dal tunnel degli spogliatoi nelle partite di San Siro, accanto all’arbitro o al rappresentante delle Forze dell’Ordine, con l’inseparabile impermeabile chiaro.

Ma c’è un altro episodio che lo iscrive nella storia del calcio locale e non solo: quando era presidente del Maslianico Calcio, Anni Sessanta, prese sotto la sua ala un giovanissimo Claudio Gentile, pagandogli la tessera della funicolare da Brunate a Como pur di averlo in squadra: quando la Juve venne a chiedere tre suoi giocatori, gli indicò Claudio: «State dimenticando il più forte...». E la Juve ne portò via quattro. Gentile per questo lo riteneva più di un amico.

Venerdì i funerali

La sua eredità calcistica era stata raccolta dal figlio Niki (uno dei suoi tre eredi con Raffaela e Anna), a sua volta dirigente del Como e presidente del Maslianico. E lo si ricorda una decina di anni fa venire a seguire una partita della squadra del figlio chiedendo di andare in panchina. Una passionaccia.

Lascia anche la moglie Marisa. I funerali si svolgeranno venerdì alle 14.30 alla chiesa di San Zenone a Monte Olimpino.

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