Addio Giannino Brenna, padre del tessile
«Cavaliere senza macchia e paura»

Scomparso a 84 anni, nel 1960 aveva fondato la stamperia di Lipomo

Capacità imprenditoriale e umanità in pari misura, e una lungimiranza fuori dal comune, alla quale non è eccessivo attribuire, fra le altre cose, la rinascita del Setificio.

Questo e molto altro era Giannino Brenna, l’imprenditore tessile, fondatore e titolare della Stamperia di Lipomo, scomparso ieri a 84 anni. Un protagonista della vita economica della città, nato in una famiglia contadina e capace di costruire dal nulla con le proprie mani una delle più solide, brillanti e innovative realtà del tessile comasco.

Aveva fondato la Stamperia di Lipomo nel 1960, dopo una gioventù passata a svolgere i mestieri più diversi. Brenna aveva trovato tre soci - il fratello Giovanni Battista, detto Felice, Giuseppe Terzi, detto Peppino e Angelo Noseda - e con loro aveva costruito su un terreno agricolo del papà contadino un capannone di 800 metri quadri, costato 32 milioni di lire. Avevano fatto debiti per 12 milioni, e in capo a un anno li avevano saldati e avevano iniziato a lavorare in attivo, avviando una storia di imprenditoria virtuosa che li ha portati, mezzo secolo dopo, a un fatturato vicino agli otto milioni di euro e a un organico di 75 dipendenti in uno stabilimento di 10mila metri quadri.

«Era una persona di grande umanità e carisma - lo ricorda Antonello Regazzoni, direttore di Unindustria - dotato di una sensibilità speciale e doti imprenditoriali non comuni».

«Una persona straordinaria sotto il profilo umano - è la testimonianza di Ambrogio Taborelli, titolare della tessitura Taborelli di Paré ed ex presidente di Unindustria - Uno dei cavalieri senza macchia e senza paura che hanno fatto grande Como, partendo dal nulla. Ha creato una grande azienda e ha formato moltissime persone, operando sempre con grande discrezione per favorire i più deboli e aiutarli».  

Il funerale si terrà martedì alle 15 nella chiesa parrocchiale di Lipomo.

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