Bandiere svizzere e striscioni
La protesta di Campione
Turba (Regione): «Basta sprechi»

«Prima spremuti, poi abbandonati». Ma il sottosegretario regionale Turba punta l’indice: «Decenni di privilegi, quella classe politica si vergogni»

A un anno dalla chiusura del Casinò, ieri pomeriggio i campionesi sono tornati in strada per chiedere dopo dodici mesi dalla chiusura del Casinò un intervento della politica per riaprire le porte della casa da gioco.

E’ andato in scena un simbolico funerale dell’enclave, uccisa dalla crisi che ha travolto tutta la comunità. «Ridateci la dignità» «Ridateci il lavoro» si leggeva sugli striscioni. Il più grande manifesto, a sfondo nero, ha coperto l’ingresso del Comune. «Di Maio disse: nessun italiano deve restare indietro. Ma qui avete lasciato indietro un intero paese». Nel corteo si sono viste anche le bandiere svizzere rosse con la croce bianca. Parecchi campionesi infatti sognano l’ingresso formale dell’enclave nella confederazione elvetica.

«Ci hanno abbandonato» dicono parecchi manifestanti. «Ci hanno trattato come una colonia» ribatte un ex lavoratore del Casinò. «I politici italiani e comaschi Lega compresa ci hanno spremuto e adesso ci gettano via» commenta uno degli organizzatori del corteo.

Ma in un’intervista a La Provincia, il sottosegretario regionale Fabrizio Turba della Lega punta l’indice: «Le posizioni dei dipendenti sono indifendibili dopo decenni di privilegi. Impossibile pensare di mantenere 100 persone in municipio in un paese da 1900 abitanti. La Regione non ha certo 200 milioni per salvare una casa da gioco: preferirei utilizzarli per altre priorità. Una certa classe politica dovrebbe vergognarsi: era diventato un assumificio per raccomandati».

Gli articoli su La Provincia di domenica 28 luglio

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