«Campione, un assumificio
Falliti? Colpa della politica»

Lo sfogo di Bernasconi, da 31 anni responsabile dell’ufficio tecnico: «Goduto un lusso per anni, ma ora è diventato un gigantesco carrozzone»

«Campione d’Italia? Un assumificio». Aldo Bernasconi da 31 anni lavora nel Comune di Campione d’Italia, è il responsabile dell’ufficio tecnico, è una delle persone che meglio conosce l’enclave italiana in territorio svizzero e il casinò, ormai fallito

. I cittadini campionesi sono scesi in piazza martedì per chiedere alla politica nazionale di salvare la casa da gioco, ma è alla politica locale che occorre attribuire le responsabilità della pesante crisi. «La politica qui è sinonimo di assunzioni – racconta Bernasconi, 63 anni – chiunque sia passato da qui ha continuato ad assumere e assumere. Il casinò ai tempi d’oro è arrivato a contare una cosa come 640 dipendenti».

«Adesso l’amministrazione ha asciugato il personale, sì - aggiunge -, ma siamo ancora intorno ai 500 lavoratori, il sistema così non può reggere. Ancora nel 2006, con l’arrivo della nuova casa da gioco, della nuova imponente architettura, c’è stata un’infornata scriteriata di nuove assunzioni, davvero senza ragione, oggi paghiamo il peso di queste scelte incontrollate».

Una pletora di dipendenti, non bastasse oltre al personale del casinò c’è anche il personale impiegato all’interno del municipio, Comune e casinò sono legati a doppio filo.

«In Comune ci sono 102 dipendenti – spiega ancora il capo dell’ufficio tecnico – per buona parte si tratta dei controllori della casa da gioco». I dipendenti comunali a Campione d’Italia, un paese con circa 1.900 abitanti e 25 vigili urbani, fino a pochi mesi fa prendevano in busta paga in media più di 10mila euro, sono soldi dei contribuenti italiani, il salario nel resto della penisola non arriva ad un terzo.

«Il casinò se riapre funziona – ragiona Bernasconi – i clienti non mancano, è un business che sta in piedi da solo. Ma, ripeto, è il gigantesco carrozzone che si trascina che fa crollare tutto. Io sono comasco, sono nato e cresciuto a Como, lavorare e abitare a Campione d’Italia un tempo era un sogno, ho vissuto gli anni più splendenti di questa comunità. Adesso guardate dove siamo arrivati, sull’orlo del collasso. Io sono molto vicino alla pensione, comunque vada me la caverò, ma penso agli altri lavoratori, ai giovani, alle famiglie, al paese intero, di cosa vivranno i campionesi domani?».

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