Cantù, addio a Lino Maggioni
Fu l’ultimo direttore della banda Ranscètt

Ieri l’omaggio sul sagrato di San Carlo a Fecchio con ”Il silenzio” eseguito da un musicante della “Verdi”. I nipoti: «Nonno, sei sempre stato un esempio per noi»

La lunga vita di Lino Maggioni, scomparso a 91 anni, è trascorsa scandita dal ritmo della musica. E desiderava che anche per l’ultimo saluto ai suoi cari non mancasse. Così è stato, e ieri mattina, sul sagrato della chiesa di San Carlo a Fecchio, una musicante della Giuseppe Verdi di Vighizzolo ha suonato il silenzio, per rendere omaggio a un’esistenza generosa e dedicata a un’altra storica banda cittadina, la Ranscètt. La “Musica sociale Ranscètt” era stata fondata nel 1872 ed è stata, soprattutto negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, la banda di riferimento per la città per la qualità dei suoi membri, fornendo spesso strumentisti alla Filarmonica Cittadina di Como.

Lino Maggioni aveva iniziato a suonare tra le sue fila nel 1945, a 15 anni appena, e non ha mai smesso. Accanto a lui - alla tromba - il fratello gemello Ecclesio, al clarinetto. Inseparabili, li ha divisi il male cattivo che, in pochi mesi, ha portato via Lino, che lascia anche la sorella maggiore Ada, la moglie Raffaella, le figlie Rita e Giovanna. E gli amati nipoti, che ieri, al termine della celebrazione, gli hanno dedicato parole colme d’affetto: «Nonno, sei sempre stato un esempio. Ricorderemo la tua allegria e le storie che non ti stancavi mai di raccontare. Vogliamo salutarti con le parole di Sant’Agostino “Non piangete la mia assenza, sentitemi vicino e parlatemi ancora. Io vi amerò dal cielo come vi ho amati sulla terra”».

Lino Maggioni ha lavorato come falegname e la sua vita è stata improntata alla generosità: «E’ sempre stato molto attivo – racconta la figlia Rita – non solo nella musica, ma anche nel volontariato. Si è sempre speso per gli altri. Quando è andato in pensione, per esempio, aveva tenuto dei laboratori di falegnameria all’Enaip, dato che aveva il diploma di maestro d’arte». Il prevosto cittadino don Fidelmo Xodo, nella sua omelia, l’ha ricordato come «un esempio per la comunità, che amava la sua famiglia e la sua musica. Davvero un uomo di fede e di servizio, una persona di qualità». La musica, appunto, la passione grande che non si è mai affievolita. Con la Ranscètt, di cui nel 2002 era diventato presidente, ma non solo. Collaborava anche con il corpo musicale Albatese, la Filarmonica Cittadina di Como, bande di Brunate e Mariano Comense. «Uno dei ricordi più belli – prosegue la figlia – negli ultimi anni in cui la Ranscètt ancora si esibiva, risale a qualche anno fa, quando venne organizzato un evento in piazza Garibaldi con i corpi musicali cittadini. E chiesero a lui di dirigere, riconoscendogli così il ruolo di decano».

Oggi la Ranscètt non c’è più. O meglio, esiste sulla carta, nessuno ne ha decretato lo scioglimento, ma di fatto non ci sono più musicanti. Un triste epilogo, arrivato lo scorso anno a poca distanza dal compimento dei 150 anni dalla fondazione.

Lino Maggioni non ha mai appeso la sua tromba al chiodo, e aveva sperato che qualcuno volesse continuare a portare avanti quella che per lui era una grande famiglia. Ma il lieto fine non era arrivato: «Purtroppo – conferma Rita Maggioni – non ci sono più musicanti. Molti sono scomparsi oppure molto anziani e non c’è stato un ricambio generazione con l’ingresso di giovani. Così, quando anche lui ha raggiunto i 90 anni e non era pensabile che continuasse, non ha potuto passare il testimone».

Silvia Cattaneo

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