Carte false per incolpare disabile
Le condanne sono definitive

Pene confermate a una dirigente di polizia e due uomini della stradale

Per evitare il carcere, Angela Napolitano, ex dirigente medico della Questura di Como - tuttora in polizia - dovrà chiedere di poter fare i lavori socialmente utili. La corte di Cassazione ha infatti reso definitive le condanne inflitte sia in primo che in secondo grado a lei, al marito, all’ex vicecomandante della polstrada di Como Gian Piero Pisani e all’agente della stradale Mauro Basso. Pesanti le pene: 3 anni e 4 mesi alla Napolitano (colpevole di calunnia, secondo le accuse), 2 anni al marito, 2 anni e 8 mesi a Pisani (accusato di falso) e 1 anno e 8 mesi a Basso.

La vicenda sfociata nell’ultima e definitiva sentenza - con cui i giudici di Roma hanno dichiarato inammissibili i ricorsi degli avvocati difensori - è legata al falso verbale dell’incidente avvenuto nel novembre 2012 sulla strada per Brunate, quando il figlio della dirigente della polizia finì con la sua bicicletta contro un’auto guidata da un automobilista disabile. Nonostante - come ricostruito a posteriore dagli stessi agenti della sezione di polizia giudiziaria della stradale di Como e dal pubblico ministero Massimo Astori - fosse stato proprio il ragazzo a invadere la corsia opposta e a finire contro l’auto (per fortuna senza gravi conseguenze) l’inchiesta ha portato alla luce il tentativo dell’allora vicecomandante della polstrada, Pisani, di aiutare la collega e di convincere gli agenti intervenuti a cambiare la dinamica.

Non solo. Perché secondo quanto emerso nel processo la stessa dirigente della polizia e il collega esercitarono pressioni contro l’allora responsabile della Motorizzazione (quell’Antonio Pisoni alle prese da oltre un anno con accuse di corruzione) perché togliesse la patente speciale all’automobilista disabile. Una revisione della licenza di guida bollata come «improvvida» dalla sentenza e dettata proprio dalle pressioni esercitate dagli uomini delle forze di polizia.

Fino all’ultimo i difensori (Giuseppe Sassi per Napolitano, Pierfrancesco Lotito per Pisani, Livia Zanetti per Basso; la parte civile - ovvero l’automobilista disabile - era assistito dagli avvocati Davide Brambilla e Luca Calabrò) hanno tentato di protestare l’innocenza dei propri assistiti. La sentenza della Cassazione, invece, chiude il caso: le pene, ora, sono definitive.

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