Croce Rossa, la crisi colpisce i dipendenti
Esuberi per i debiti dell’ex presidente

I vertici del Comitato di Como annunciano possibili taglia a causa dei problemi finanziari

Un anno dopo il commissariamento del Comitato di Como della Croce Rossa (che comprende le sedi di via Italia Libera, Lipomo e Valle Intelvi), la crisi finanziaria causata dai debiti accumulati durante la gestione dell’ex presidente Matteo Fois non si è ancora risolta. Anzi, le difficoltà economiche dell’ente comasco adesso rischiano di dover essere pagate dai 56 dipendenti in servizio, con gli attuali vertici che hanno preannunciato ai sindacati un imprecisato numero di esuberi.

L’incontro con i sindacati

Dopo la richiesta di Cgil, Cisl e Uil dell’apertura di un tavolo di confronto in Prefettura per gestire i problemi denunciati dai dipendenti della Cri cittadina, il commissario straordinario del Comitato di Como Adriano De Nardis, già presidente regionale in Lazio, ha organizzato un summit con gli stessi sindacati per illustrare la situazione e affrontare le criticità.

In quell’incontro è stata preannunciata, una volta che terminerà il blocco dei licenziamenti imposto dal governo causa Covid, l’apertura di una procedura di esubero per un numero imprecisato di dipendenti delle sedi di Como, Lipomo e Valle Intelvi. I vertici della Croce Rossa cittadina avrebbero confermato le grosse difficoltà finanziarie, figlie della gestione del Comitato durante l’era Fois.

Una situazione al limite del paradossale, perché mai come in questo periodo non solo i servizi della Croce Rossa si confermano essenziale e sono richiesti, ma anche perché erano anni che non si presentavano così tanti candidati al corso per aspiranti volontari soccorritori. Insomma, in un momento così delicato come quello della pandemia, la Croce Rossa a Como rischia di dover lasciare a casa del personale. Il cui numero, peraltro, non sempre riesce a garantire la mole di lavoro esistente.

«Gravi irregolarità»

Matteo Fois inviò la lettera di dimissioni dal suo ruolo di presidente esattamente un anno fa, in realtà però la missiva partì dopo che il presidente nazionale aveva rimosso d'imperio dall’incarico l’ex commissario contestandogli una «grave irregolarità di gestione, di rendicontazione e di mancato rimborso nei termini previsti» da parte del Comitato di Como (ex Comitato provinciale di Como).

Nel corso di un’inchiesta giornalistica, seguita all’allontanamento dell’allora presidente, il nostro quotidiano aveva ricostruito un impressionante giro di denaro in entrata e, soprattutto, in uscita, oltre che una situazione di fortissima tensione che si era venuta a creare tra il Comitato di Como e gli altri comitati provinciali, per via di una serie di debiti non pagati. Debiti che avevano spinto alcuni presidenti a chiedere addirittura l’intervento del Tribunale.

La crisi economica e finanziaria seguita alla gestione passata delle casse di via Italia Libera aveva già avuto ripercussioni sui dipendenti, visto il mancato pagamento - all’epoca - degli stipendi per almeno tre mensilità e visto che l’allora numero di settanta lavoratori a libro paga della Cri cittadina si è ridotto, un anno dopo, a 56. E che sembra destinato ulteriormente a ridursi.

In quest’anno, peraltro, i vertici di Croce Rossa anziché scegliere la strada della trasparenza si sono sempre rifiutati di fornire dati, numeri, cifre, bilanci. Forse nella speranza di risolvere le difficoltà nel silenzio. Speranza, evidentemente, mal riposta.

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