Discoteche chiuse
per l’alcol ai minori
«Ma i ragazzi bevono fuori»

Dopo le sanzioni parla chi lavora nei locali: «Bottiglie prese al supermercato prima di venire qui». I gestori: «Colpa di pochi che non stanno alle regole»

Como

I minorenni bevono, fuori e dentro le discoteche, questo è un fatto. Ed è proprio per «il ricovero da intossicazione etilica di minorenni» che la questura ha disposto la chiusura per dieci giorni del Libe winter club di via Sant’Abbondio (l’ex Made) e del K-Klass di Tavernerio. Colpa delle famiglie, dei ragazzini e delle ragazzine o dei gestori dei locali?

«La responsabilità nell’immediato è chiara: è del locale – dice Antonio Tufano, consigliere comunale e da anni pr della movida cittadina anche al Made – ma il confine è labile. La legge non ci permette di non fare entrare i minorenni, ma ci vieta di servire loro gli alcolici. Giusto, sono contro a ogni consumo e figurarsi ad ogni eccesso. Dunque noi ci impegniamo controllando le carte d’identità, a mettere i timbri no alcol sui polsi e consegnando le tessere. Poi però questi giovanissimi arrivano già ubriachi con le bottiglie di vodka comprate al supermercato e fare l’etilometro a mille persone è dura. Alla fine basta uno svenimento perché arrivi la polizia e chiuda per tutti bottega».

Sì, però succede anche che l’amico maggiorenne prenota il tavolo e ordina cocktail che poi tutti bevono liberamente. «Servirebbe un buttafuori per ogni cliente - ribatte Tufano - aumenteremo i controlli, passeremo ai tavoli, ma è impossibile avere mille occhi. Siamo pronti a fare nuove campagne di sensibilizzazione, anche con il Comune. Ai genitori che ci accusano però dico anche di fare la loro parte».

Il trucco del tavolo è uno dei più ricorrenti per riuscire a bere. «In teoria la responsabilità sarebbe del maggiorenne, per il locale è complicato stare a guardare tutti i bicchieri sui tavoli – dice Luca Acelti, un altro pr del Libe impegnato anche con il Pura Vida – al banco comunque, metto la mano sul fuoco, ai minorenni non viene servito da bere. Certo la disattenzione della discoteca può capitare, ma è rara. È molto più semplice per i ragazzini bere prima, il gin comprato al pomeriggio. Al mattino dopo per terra dei vetri vuoti si trovano sempre purtroppo».

Ferdinando Tipaldi, il legale che rappresenta il gestore del Libe winter club fa sapere che la ricostruzione di quanto avvenuto tra il 5 e il 6 ottobre non collima con quanto è stato contestato alla discoteca: «È impossibile stabilire se la ragazzina intossicata abbia bevuto dentro al locale».

Resta il fatto che tra il venerdì e il sabato la notte al pronto soccorso è un bollettino di guerra. I giovani bevono tanto da stare male. Assegnare la colpa non è un fatto immediato. «Gli eventi di questa settimana in programma al Libe winter club sono annullati – scrive la discoteca sulla sua pagina Facebook - per colpa di chi, purtroppo, nonostante i nostri innumerevoli sforzi, sia economici che di prevenzione, non sa stare alle regole e non sa divertirsi in maniera intelligente. Sfrutteremo questi giorni per organizzare eventi ancora più importanti e sempre più sicuri, nel nome del sano divertimento, cercando di escludere chi non dovesse seguire la nostra stessa filosofia».

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