Frontalieri, appello di Maslianico
«La Svizzera riapra il valico»

Il sindaco Citterio: «Altro che varco minore, qui ogni giorno passano ottomila veicoli. Viste le code che si creano altrove è necessario questo atto di buonsenso»

«È tempo che il valico riapra». Chiuso, a sorpresa, lo scorso 17 marzo all’interno del provvedimento deciso in totale autonomia dalla solerte Amministrazione federale delle Dogane - che ha portato anche alla chiusura di un’altra dogana strategica, quella di Arogno (prezioso anello di congiunzione tra la Val d’Intelvi e il Ticino) - il valico di Pizzamiglio-Maslianico non può e non deve rimanere off limits ai frontalieri ancora a lungo.

È il sindaco Tiziano Citterio a chiedere alle autorità italiane, a tutti i livelli istituzionali, un “pressing” sulla Confederazione per far sì che il valico riapra al più presto, inizialmente anche solo in determinate fasce orarie. «È una questione di rispetto per i nostri frontalieri, ricordando un dato e cioè che a pieno regime dal valico di Maslianico transitano ogni giorno 8 mila veicoli. Altro che valico minore, dunque - sottolinea il primo cittadino -. Ormai è un dato di fatto che il Canton Ticino abbia dato corso da lunedì alla “fase due”, con la parziale riapertura di alcune attività, tra cui i cantieri edili fino a 10 addetti».

E aggiunge: «Perché dunque obbligare i nostri lavoratori diretti in Ticino a code chilometriche e in taluni casi a partire da casa a notte fonda per evitare sorprese in dogana? Ho già avuto modo di sottolineare in più occasioni come la Svizzera abbia sin qui deciso da sola i provvedimenti da adottare in corrispondenza dei valichi di confine. E questo non va bene».

© RIPRODUZIONE RISERVATA