Furgoni e tavolini dappertutto
In centro storico non ci si muove più

Il traffico? Non è soltanto lungo le strade - In zona pedonale la coabitazione tra pedoni, arredi e mezzi addetti alla consegna è diventata impossibile

Como

In centro città c’è un problema con i furgoni delle consegne a domicilio, e c’è oggi più di quanto non ci fosse ieri o di quanto, in realtà, ci sia da sempre. I motivi? Più di uno, ma senz’altro, in cima all’elenco delle concause, c’è l’ampliamento pressoché illimitato degli spazi occupati dai tavolini di bar e ristoranti, così come consentito e dall’amministrazione e dal Governo, per il tramite del decreto sostegni che esenta baristi, gelatai e ristoratori dal pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico.

Risultato: sedie e tavolini limitano all’inverosimile gli spazi di manovra (vedansi piazza Duomo e piazza San Fedele), lasciando ai mezzi dei corrieri margini di manovra strettissimi, con il risultato che in alcune ore del giorno, specialmente al mattino, i pedoni rischiano davvero.

Per carità: la colpa, per così dire, non è solo dell’estensione della superficie occupata dai locali (altro esempio meritevole di citazione è piazza Mazzini, letteralmente “intasata”). Al caos contribuisce l’incremento del numero dei mezzi addetti alle consegne, che cresce a vista d’occhio e di pari passo con l’aumentare dei fatturati di Amazon. Così può capitare che un Iveco alto più di un piano (un pericolo per i balconi, vedasi ancora piazza San Fedele) sgasi in via Natta solo per consegnare una busta con un libro. Il problema è antico, e per quanto la coabitazione con sedie e tavolini lo stia ingigantendo, non c’è amministrazione - presente o passata - che non abbia azzardato una o più soluzioni, provando a metterci mano. «Una soluzione l’avevamo anche trovata - ricorda per esempio Fulvio Caradonna, ex assessore delle giunte Bruni, che aveva tentato di mutuare il modello Padova -. Csu aveva acquistato due minivan elettrici, che si sarebbero sostituiti ai corrieri nel cosiddetto “ultimo miglio”. Si trattava di lasciare il materiale destinato alle consegne in città murata in uno spazio apposito che avevamo individuato alla Docks consorzio di Montano Lucino e da lì gestirne la consegna in centro storico con quei soli mezzi elettrici. Ma chi venne dopo di noi non ne fece nulla».

Chi venne dopo di Bruni & co, in realtà, cercò a sua volta ulteriori soluzioni sempre sul modello Padova (dove i furgoni non entrano più da anni in ztl, limitandosi a lasciare tutto in un interporto esterno gestito da una partecipata sul modello di Csu e da dove poi la consegna è affidata a un servizio di gestione unificato): «Il tema - ricorda l’ex assessore Daniela Gerosa - è più complesso di quanto si immagini: bisogna cercare di identificare finestre di accesso diversificate per tipologia di utenze, da quelle che provvedono l’approvvigionamento merci di bar e ristoranti nelle prime ore del mattino, alle utenze commerciali e domestiche. E davvero, non è affatto facile, per quanto anche noi avessimo a suo tempo tentato di rivedere il sistema. Peraltro non sempre si possono imporre orari precisi: pensiamo per esempio al cosiddetto delivery. Chi ordina una pizza a domicilio deve poterlo fare a qualunque ora del giorno, per non dire dell’altro grande ostacolo con cui a suo tempo ci confrontammo: non tutti sanno, infatti, che la maggior parte dei corrieri oggi sono omologati come servizio postale e che, come tali, sono immuni per legge a qualunque tipo di limitazione. Se un Comune gliela dovesse imporre, loro finirebbero per impugnarne il provvedimento, con ottime chance di ottenere soddisfazione».

Resta il tema del pericolo, concreto, anche per i pedoni. Furgoni e pedoni non vanno d’accordo, e meno che mai vanno d’accordo furgoni e tavolini.

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