Grande Como
i “vicini” dicono no

Bocciata l’ipotesi che la città aggreghi anche i Comuni limitrofi con l’obiettivo di contare di più. Il sindaco di San Fermo ironico: «Incorporiamo noi il capoluogo? Scherzi a parte, non diventeremo un sobborgo»

San Fermo, Grande Como: decisamente no, grazie. Ma una mano per risolvere i problemi della collettività come ad esempio il traffico, certamente sì. Questa in sintesi la posizione del primo cittadino di uno dei paesi della cintura cittadina che brilla nel panorama di infrastrutture, grazie anche agli introiti derivanti dalla gestione dei parcheggi dell’ospedale Sant’Anna. «Fusione? – dice ironicamente Pierluigi Mascetti – Per incorporazione, nel senso che San Fermo incorpora Como per portare a Como il modello di San Fermo».

Dopo la boutade il sindaco che dal 2001 amministra il piccolo paese che dal primo gennaio 2017 è diventato la grande San Fermo, incorporando la vicina Cavallasca e raggiungendo così i quasi 8 mila abitanti, ritorna serio e spiega perché no alla fusione con Como. «La fusione la escludo, un no gigante. Lo faccio forte dell’opinione dei cittadini che, volendo la fusione con Cavallasca, hanno espresso la loro soluzione al timore dell’essere incorporati nella città – precisa serio il sindaco Mascetti – non vogliamo diventare un sobborgo di Como come Prestino, Sagnino o Albate, no a palazzoni ed all’alta densità di edificazione, non fa parte del nostro humus urbanistico. Guardando a Como e alla montagna di Garzola si vede a colpo d’occhio quel che noi non faremo mai».

© RIPRODUZIONE RISERVATA