Il Casinò ripudiato
«Colpa dei politici»

Campione d’Italia: anche il progettista, l’archistar Mario Botta, critica la casa da gioco inaugurata nel 2007. E poi punta l’indice su chi amministrava l’enclave: «La metratura aumentava di legislatura in legislatura»

Forse non si tratta di un vero e proprio ripudio, ma sicuramente è la certificazione che le tante critiche che hanno accompagnato il nuovo e mastodontico Casinò di Campione d’Italia, non erano campate in aria.

Hanno fatto rumore le parole che la rivista bernese “Reportagen” attribuisce all’archistar ticinese Mario Botta , il papà - progettualmente parlando - della casa da gioco. Una bruttura, per sintetizzare il suo pensiero come ha fatto il “Corriere”. Ma anche la fotografia di come la politica possa rivestire un (nefasto) ruolo nella gestione della cosa pubblica.

Nel dialogo cartaceo Botta non replica alla stampa svizzera secondo cui la colossale costruzione progettata nel 2007 sulle rive del Ceresio sarebbe un mostro di cemento. Dice piuttosto che stando alle condizioni politiche del Comune di Campione d’Italia all’epoca era «il meglio che potessi fare». La parziale ammissione di colpa dell’architetto ha infatti un passaggio chiave. Nell’intervista Botta racconta che «ad ogni amministrazione aumentava la metratura, il Casinò non era mai grande abbastanza». Definisce i politici di allora «megalomani, litigiosi e rapaci».

Gli uni come gli altri. «L’unica cosa che li accomunava era la complice consapevolezza di poter attingere impunemente ad un pozzo senza fondo. I metri quadrati lievitavano come le puntate alle roulette».

L’attuale sindaco Roberto Canesi, dal canto suo, dice: «A questo punto bisogna cercare di valorizzarlo e studiarne il suo riutilizzo».

Il Casinò secondo i primi progetti doveva costare 82 milioni e 510mila di franchi svizzeri ed invece a dieci anni di distanza dall’approvazione la spesa è arrivata a 193 milioni. Vuol dire passare da 70 milioni di euro a 170. Sono 100 milioni di euro più del previsto. E non è ancora finita. Ancora oggi, anno di grazia 2020, ogni primo del mese dalle casse sempre più esangui del Comune escono in automatico più di 500mila euro per saldare le rate mancanti del mutuo ancora acceso. All’anno sono qualcosa come 6 milioni e mezzo circa. Un macigno che grava sul bilancio pubblico. (Sergio Baccilieri)

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