Le truffe del finto poliziotto
Così prendeva soldi dagli hotel

Con gli albergatori si spacciava per tale “agente Ippoliti» - Poi annunciava indagini sul loro conto e incassava somme di denaro

Como

«Senta, ci sono indagini sul suo conto ed è sotto intercettazione. L’ipotesi è che abbia affittato le camere del suo residence a prostitute e a spacciatori. Io però posso farle avere i tabulati di quelle intercettazioni».

A parlare era un uomo distinto, che si presentava come agente della polizia di stato di Como, con il nome di fantasia di Ippoliti. Accanto, aveva una donna, che disse essere una confidente della polizia.

Per quell’aiuto, volto ad evitare guai alla struttura ricettiva, aveva però chiesto al gestore un obolo da consegnare in più occasioni. Trecento euro il 20 agosto 2018, altri 300 euro il 23 agosto dello stesso anno, e 500 euro il 27 agosto, nelle prime due occasioni a Grandate e nell’ultima a Tavernerio.

La vittima, 57 anni, residente nel Lecchese, prima aveva pagato, poi si era però insospettita ed alla fine era andata dai carabinieri per raccontare quello che stava accadendo. Era emersa in questo modo una truffa che era stata fermata in quel momento e che aveva poi dato il via alle indagini per risalire ai responsabili del raggiro.

La vicenda, che in queste ore è approdata in Tribunale a Como, si era infatti conclusa con l’identificazione dei due sospettati (uno, sembra, incastrato da un tono di voce molto particolare) che si dovranno difendere dall’accusa di aver cercato di raggirare il gestore del residence portandogli via – fino al momento della denuncia – circa 1.100 euro in tre rate.

In aula sono così finiti Oscar V., 54 anni di Como, assistito dall’avvocato Massimo Di Marco, e la sedicente confidente di polizia Annamaria B., 59 anni, di Cadorago (difesa dal legale Fabrizio Maldini). La prima udienza ha portato alla costituzione di parte civile della vittima, mentre nella prossima data – fissata per aprile – parlerà il militare dei carabinieri che condusse le indagini.

Come detto, i due indagati – dopo essersi presentati l’uno come appartenente alle forze dell’ordine, l’altra come persona informata su quanto accadeva – raccontarono al gestore del residence che sul suo contro e su quello della struttura ricettiva a lui affidata, era aperto in procura un fascicolo per droga e favoreggiamento della prostituzione, il tutto per camere che sarebbero state affittate per questa attività. I due raccontarono anche di intercettazioni in corso, offrendosi di recuperare i tabulati delle stesse per consegnarle alla vittima dietro tuttavia il pagamento di somme di denaro. Fatti che per l’accusa – che ha indagato sulla vicenda - ovviamente erano completamente inventati e che hanno portato alla contestazione del resto di truffa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA