L’ex sindaco all’archistar
«Mai stata politico rapace»

Campione: Marita Piccaluga, in fascia tricolore per dieci anni, replica a Botta «Troppe pretese sulla costruzione del Casinò? Avrebbe dovuto dire di no»

No, non ha preso bene le critiche - oggettivamente feroci - arrivate tramite Svizzera dall’archistar Mario Botta a proposito del Casinò di Campione d’Italia.

Marita Piccaluga, che dell’enclave italiana in Ticino è stata sindaco dal 2007 al 2017, risponde a tono attraverso una nota inviata a “La Provincia”. Specificando che, al di là delle valutazioni estetiche sulla costruzione inaugurata proprio nel 2007 e che tutti vedono come la “madre” di tutti i guai finanziari che sono seguiti, l’idea di essere definita “rapace” in quanto esponente della classe politica locale, non le garba proprio. «L’architetto Botta - spiega l’ex primo cittadino - ha avanzato delle illazioni che non posso condividere. Con toni inammissibili ha definito le amministrazioni del Comune di Campione rapaci, aggiungendo che non erano mai sazie, obbligandolo di fatto ad ingrandire sempre di più il nuovo Casinò. Ebbene, per quanto mi riguarda sono stata eletta sindaco quando l’opera era conclusa, ereditando un mutuo di 140 milioni di franchi svizzeri. Chiedo a Botta di fare nomi e cognomi degli amministratori rapaci e mai sazi, non riconoscendomi affatto in quella definizione».

Ma Marita Piccaluga va anche oltre. «Ho puntualizzato comunque che l’architetto poteva esimersi dall’ascoltare le richieste dei politici con cui lui ha avuto a che fare».

Una storia davvero complicata, quella del Casinò e che riemerge con toni sempre più duri in proporzione alle difficoltà economiche dell’amministrazione comunale, in pieno dissesto e con la possibilità che gli sforzi in corso per saldare i debiti pregressi possano non bastare. Neppure adesso che la Corte di Cassazione ha rimescolato le carte a proposito del fallimento della casa da gioco, chiusa dal luglio del 2018 dalla magistratura. «Di fatto Campione, Paese unico nel suo status giuridico, è sempre stato generosissimo con i suoi enti di riferimento aiutando non solo nei suoi bisogni la provincia di Como ma tutti i territori italiani che a causa di calamità erano nel bisogno di essere aiutati (i dividendi venivano divisi tra le tre province confinanti, ndr).Non tralascio poi che sia in Comune che al Casinò i comaschi erano in numero superiore e di molto ai campionesi. Perciò chiedo rispetto per una comunità che è prostrata ormai dopo due anni e mezzo». (S. Bac.)

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