Turismo, suona l’allarme
«Rischio ’ndrangheta
dietro le case vacanza»

Il Comune la presidente antimafia lombarda. «La criminalità, qui, vuole mettere le mani su turismo». Commissione comunale: monitoraggio anti riciclaggio

«La mafia a Como vuole mettere le mani sul turismo». Ieri pomeriggio, a Palazzo Cernezzi, la commissione speciale sicurezza ha ascoltato Monica Forte, la presidente della commissione antimafia per la Regione Lombardia.

«È difficile dire su cosa le mafie non abbiano già messo le mani - ha spiegato Forte - non si pensi che il radicamento che è arrivato alle porte del capoluogo di provincia non sia penetrato anche all’interno di Como. In città e sul lago, oggi, si assiste ad una forte infiltrazione delle mafie nel turismo, è in corso una colonizzazione da parte della ’ndrangheta ed anche di cosa nostra. In particolare di recente l’interesse è per il business degli appartamenti per i turisti, gli affitta camere, i bed and breakfast e le case vacanze».

Como negli ultimi anni ha scelto la sua vocazione: il turismo. I numeri delle case vacanze sono aumentati in maniera esponenziale e gli arrivi in città sono in continua crescita.

«Capisco che per un territorio come Como sia difficile affrontare di petto un argomento del genere - ha detto ancora Forte - perché Como è una meta internazionale, un città turistica e dunque l’immagine potrebbe risentirne. Ma se non affrontiamo di petto questa urgenza non ostacoliamo in alcun modo la criminalità organizzata. Le istituzioni soprattutto devono ufficialmente prendere posizione, con forza. Bisogna dirlo ad alta voce, senza paura e senza alcuna vergogna. Rivendicando con orgoglio la lotta alle mafie».

Le mafie operano in diversi settori. «Attenzione alle farmacie - ha sottolineato la presidente della commissione antimafia della Regione Lombardia - vengono usate come grande riciclaggio per il denaro sporco, ma anche per smerciare farmaci di contrabbando. Le nuove normative che aprono ai grandi operatori privati non agevolano la legalità. Occorre anche vigilare sulla movida. A Como e sul lago i luoghi che attirano tanti giovani possono diventare piazze di spaccio d’interesse per le mafie. Poi c’è il movimento terra, le cave sono fortemente infiltrate, lì la criminalità fa valere davvero la sua presenza. Il tema si lega ai rifiuti ed al cemento. Perché dove si scava per costruire si può con facilità riempire illegalmente con scarichi vietati».

La città di Como sul radicamento delle mafie è stata storicamente soltanto lambita. È la provincia, ieri Fino Mornasco, Cadorago, Mariano Comense, Erba e oggi anche Cantù, ad essere stata teatro delle più note inchieste. «È un segnale pericoloso - ha detto Forte - perché laddove il fenomeno non si vede in maniera evidente allora le mafie lavorano con profitto. Il territorio comasco ed anche lecchese ha avuto troppo spesso un atteggiamento silente. Occorre scardinare l’immagine omertosa che queste province possono restituire».

La commissione presieduta dal consigliere di opposizione Vittorio Nessi ieri ha, con un consenso condiviso, chiesto informazioni per promuovere la lotta alle mafie anche in Comune. Con un monitoraggio anti riclaggio interno a Palazzo Cernezzi e con l’ipotesi, suggerita da Forte, di introdurre l’obbligo per l’ente pubblico di costituirsi parte civile in caso di reati per associazione mafiosa.

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