Covid, da don Marco a don Alfredo
La strage silenziosa dei nostri sacerdoti

Sono sette i preti uccisi dal virus nella nostra Diocesi, 88 in tutta la Lombardia - Volti di una Chiesa vicina a chi soffre, sono stati definiti “pellegrini per vocazione e offerta”

Sono sette i sacerdoti morti a causa del Covid-19 nel territorio della Diocesi di Como nel primo anno della pandemia, come rileva il Sir, l’agenzia dei vescovi italiani. Un triste bilancio che esclude i religiosi sconfitti dal virus che si erano già ritirati dalla vita pastorale.

Dall’1 marzo 2020 all’1 marzo 2021 le morti censite riguardano don Marco Granoli, dell’Opera don Folci, svolgeva il ministero al Santuario di Tirano (So), deceduto il 24 marzo 2020, don Carlo Basci, deceduto il 1° aprile 2020, per 25 anni parroco di Menaggio, don Mario Mauri, deceduto il 1° aprile 2020, cappellano dell’ospedale di Gravedona, don Renato Lanzetti, deceduto l’8 aprile 2020, vicario generale, originario di Torre Santa Maria (So) (a lui è intitolato il Fondo Solidarietà Famiglia e Lavoro 2020), don Bartolomeo Franzi, deceduto il 18 novembre 2020, originario di Albiolo e per oltre 25 anni parroco di Moltrasio, don Alfredo Nicolardi, deceduto il 31 dicembre 2020, originario di Abbadia Lariana, parroco di Cadorago-Caslino-Bulgorello e don Alberto Panizza, deceduto il 28 aprile 2020 a 90 anni, nativo di Tirano (So), era quiescente dopo essere stato dal 1965 al 1995 a Sondrio e poi a Tirano come collaboratore. Complessivamente in tutta Italia sono stati 269 i sacerdoti vittime del virus. Le regioni più colpite risultano essere quelle del Nord (78% del totale): a guidare la classifica è la Lombardia con 88 decessi (33%), Emilia Romagna con 36 (14%), Trentino Alto Adige con 28 (10%), Piemonte con 22 (8%) e Veneto con 17 (6%).

In un anno sono morti più sacerdoti di quanti ne escono normalmente dai seminari. Il contagio ha quasi azzerato il pur modesto ricambio garantito dalle nuove ordinazioni, che sono state 299 nel 2020. E l’entità della tragedia che si è consumata è misurabile anche in termini percentuali. Si parla di “strage silenziosa”. Se nel 2019 i preti morti erano stati 742, nel 2020 il totale è salito a 958 con un incremento del 30%. Nei due periodi in cui la pandemia si è abbattuta con più violenza le cifre sono state anche peggiori.

I sacerdoti deceduti sono stati definiti “pellegrini per vocazione e offerta”. Tanti erano ancora in servizio, altri anziani; erano parroci di paese, figure di riferimento per le comunità, che hanno contribuito a costruire negli anni. Chi era cappellano, chi ospite nelle residenze sanitarie per anziani, chi viveva già ritirato e dedito alla preghiera.

Nel tempo della pandemia i sacerdoti hanno espresso il volto di una Chiesa che si prende cura del prossimo. A morire sono stati soprattutto i preti più anziani, con un’età media di 82 anni in linea con quella delle vittime di Covid. Ma non sono stati solo i sacerdoti più fragili o ricoverati nelle case di riposo ad andarsene: oltre 40 di loro (su tutti quelli scomparsi in Italia in un anno dall’inizio della pandemia), infatti, avevano massimo 75 anni (20% del totale), ovvero l’età limite prevista dal Codice di Diritto canonico per svolgere il ministero di parroco. Erano preti attivi che vivevano la missione tra la gente (4 erano sotto i 50 anni).

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