Gli affari truffa su Internet
Procura sommersa di casi

Decine i comaschi beffati da compravendite on line

Como

Non c’è ufficio di un pubblico ministero della Procura la cui scrivania non sia invasa da fascicoli gialli. Nella prassi del quinto e sesto piano del palazzo di giustizia quel colore sta a indicare le denunce a carico di ignoti. All’interno le querele presentate per i più svariati motivi: furti, danneggiamenti, liti e, soprattutto, truffe. Sono decine ogni mese i comaschi che vengono beffati e l’esca più utilizzata sono le compravendite on line. In particolare quelle attraverso il portale subito.it (che, va subito detto, nulla c’entra con l’attività truffaldina e, anzi, potrebbe definirsi come vittima).

La fantasia dei truffatori

I casi sono tanti e variegati. Eccone alcuni, che possono aiutare a comprendere le modalità utilizzate da chi è a caccia di vittime.

Si va dal caso più banale: quello di chi paga per l’acquisto di un bene in vendita, ma poi non riceve ciò che ha comprato. È quanto accaduto a un trentenne interessato a uno smartphone in vendita per 312 euro spese di spedizione comprese: bonifico fatto, telefonino mai ricevuto. Più complesse le truffe ai danni di chi mette in vendita merce sul portale subito.it.

Una trentenne di Uggiate Trevano, ad esempio, dopo aver pubblicato l’annuncio per vendere asciugatrice e lavatrice riceve la chiamata di un sedicente acquirente interessato. Il quale propone, come metodo di pagamento, un sistema curioso: invita la donna a recarsi presso uno sportello bancario per procedere alla ricarica della carta di credito. In sostanza, sostiene, lui avrebbe ricaricato il conto della venditrice, l’importante è che la donna seguisse le sue indicazioni una volta allo sportello. Indicazioni che hanno finito per far perdere, alla vittima, 3mila euro (doveva guadagnarne 700),

C’è poi il trucco del cosiddetto “allineamento” della carta di credito. Due fascicoli su tutti. Quello di un erbese interessato a vendere una cameretta da 220 euro. L’acquirente chiama, dice che è necessario procedere ad “allineare” il bancomat del venditore con e la poste pay del truffatore. Risultato: i 220 euro spariscono. È andata peggio a un comasco interessato a vendere la propria Aprilia Tuono per 1600 euro, persi attraverso la “procedura di allineamento”.

Da vittime a indagati

Un aspirante venditore di mobili accetta di essere guidato dal finto compratore in una complicata operazione presso uno sportello bancario per poter ricevere i soldi: alla fine, digitando codici segreti, tasti, numeri, finirà per fare 18 versamenti da 250 euro l’uno a vantaggio del truffatore.

Casi come questi ve ne sono a decine e il problema è che non sempre - anzi raramente - si riesce a risalire all’identità dei truffatori. Perché le poste pay (uno dei sistemi più usati per ricevere il denaro dalle vittime) sono quasi sempre intestate o a prestanome o ad altre vittime. È il caso di un comasco che ha accettato di fare un favore a un sedicente amico del figlio, consentendo di fornire il proprio conto corrente per bonificare una somma che sarebbe dovuta servire per il pagamento dell’università. Lui ha fatto solo da tramite, ma quei soldi che ha ricevuto e poi girato in realtà erano il provento di una truffa. L’uomo si è così ritrovato suo malgrado indagato. Il danno, oltre la beffa.
P.Mor.

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