Il dolore di tutta Como
Il sindaco Landriscina
«Sarà lutto cittadino»

L’annuncio del primo cittadino. Fontana: «Un esempio». Locatelli: «Uomo al servizio degli altri». Magatti: «Nessuno speculi». Butti: «Intervenga il prefetto». Veronelli: «Su Como notte buia»

Tutta la città ha appreso con sgomento dell’uccisione di don Roberto Malgesini. Il sindaco Mario Landriscina, non appena ha avuto comunicazione di quanto accaduto, si è recato in piazza San Rocco. Poi l’annuncio che verrà proclamata una giornata di lutto cittadino. Commosso il ricordo del direttore della Caritas, don Roberto Bernasconi: «Don Roberto ha votato tutta la sua vita agli ultimi».

Il presidente della Regione, Attilio Fontana, ha postato un messaggio su Facebook: «Mi unisco alla comunità di Como che piange la morte di Don Roberto Malgesini, aggredito questa mattina da un senzatetto a cui il sacerdote aveva portato conforto. Da anni Don Roberto all’alba portava i pasti caldi ai poveri della città. Una vita dedicata agli ultimi, un esempio per tutti noi».

Cgil, Cisl e Uil esprimono il proprio cordoglio verso i famigliari e le persone vicine a don Roberto Malgesini. «E’ stato un sacerdote impegnato, fino alla fine, per aiutare gli ultimi - dichiarano Umberto Colombo, Daniele Magon e Salvatore Monteduro, segretari generali provinciali di Cgil, Cisl e Uil - proprio per rispetto al suo operato, ci auguriamo che non si strumentalizzi quanto accaduto. Sempre nel rispetto dell’impegno di don Roberto, Non si può più procrastinare una presa di coscienza da parte delle istituzioni e della politica per trovare soluzioni al disagio psichico e sociale presente in città, una strada che vada in direzione opposta alla marginalizzazione».

«Sono profondamente colpito dalla tragedia - dice Angelo Tagliabue, rettore dell’Università dell’Insubria - Quello che è accaduto non deve far mettere in discussione il valore dell’accoglienza che ha reso don Roberto Malgesini il prete degli ultimi, dei senzatetto, dei migranti, dei bisognosi. Comunque la si pensi, l’accoglienza e la solidarietà sono concetti con cui ciascuno di noi deve confrontarsi. Ed è quello che invitiamo i nostri studenti a fare, oggi più che mai, esercitando con autonomia e partecipazione il loro senso critico di fronte all’attualità».

«Un ultimo saluto a Don Roberto, un uomo al servizio degli altri, in prima linea - dice Alessandra Locatelli, parlamentare della Lega Nord - Sempre pacato, sempre gentile. Oltre al dolore ed alla rabbia di questa ingiusticabile atrocità, resta il vuoto che lascerà nelle tante persone che gli erano vicine».

Nel corso degli anni, don Roberto aveva collaborato con la Cisl dei Laghi, in particolare con l’Anolf Como, per il supporto ai richiedenti asilo nel disbrigo dei documenti. Così lo ricorda Rosangela Pifferi, presidente di Anolf Como: «Non dimenticheremo il suo sorriso che non si spegneva mai nonostante le difficoltà, il suo esempio di amore e generosità incondizionata resterà vivo nei nostri cuori».

Alessandro Fermi, presidente del consiglio regionale è commosso: «Ti chiamavano il prete degli ultimi perché agli ultimi hai dedicato la vita. Per vestirli, sfamarli, ascoltarli. Spesso rinunciavi al tuo stesso cibo per donarlo a loro. Non ci sono parole adeguate di fronte alla tragedia improvvisa di quella che resterà una morte senza giustificazione. Ti ringraziamo per ciò che sei riuscito a fare, e anche per tutto ciò che avresti voluto portare a termine, ma che ti è stato impedito. Grazie #DonRoberto, so che continuerai a sorridere, sempre, anche da lassù».

«Da due anni dico, spiego e scrivo che, in mancanza di decisi interventi di ogni autorità competente, la “situazione accoglienza” rischia di scivolare sul piano inclinato della rassegnazione, della superficialità e dello slogan e quindi dell’allarme sociale. Risalire, poi, è sempre più dura - scrive su Facebook, il parlamentare Alessio Butti - Ho invocato l’intervento delle autorità sanitarie per la presa in carico del disagio psichico - molto più diffuso di quanto si pensi - degli stranieri presenti in città. Ho invitato le autorità di governo a procedere con l’espulsione/rimpatrio degli irregolari. Se fosse accertato che l’assassino non solo è irregolare ma con a carico anche provvedimenti di espulsione non eseguiti...ci sarebbe da punire qualche responsabile .Ho chiesto al comune un maggior controllo dei fenomeni evitando il degrado umano e cittadino dei portici. A proposito, quale grata avrebbe fermato l’omicidio? La questione è ampia, articolata, complessa. Il prefetto, quale massima autorità di governo sul territorio, intervenga con immediatezza convocando tutti i livelli istituzionali per decidere chi deve fare cosa, come e quando. Magari dia un’occhiata anche alle proposte che da un paio di anni avanzo insieme a molti altri e risolva il problema del quartiere di San Rocco, trasformato in “uno stato nello stato”. Una preghiera per il povero sacerdote e chiarezza su tutta la vicenda. Immediata».

In una nota ha preso posizione anche il Pd con in testa la parlamentare Chiara Braga e il consigliere regionale Angelo Orsenigo: «Siamo senza fiato davanti all’uccisione di Don Roberto Malgesini, sacerdote e persona di eccezionale umanità che ha scelto di lavorare per strada, accanto agli ultimi e agli emarginati e ai quali non ha mai negato aiuto, amore e misericordia. Schivo e riservato, Don Roberto si è sempre impegnato per i più deboli, senza chiedere nulla per sé. La sua morte, avvenuta in maniera così violenta e insensata lascia tutti attoniti e affranti. In un mondo in cui altruismo, carità e umanità sono risorse sempre più rare e incredibilmente preziose, Don Roberto lascia un vuoto improvviso e tragicamente incolmabile per Como e tutta la nostra comunità».

«E’ una tragedia sconcertante che suscita profondo dolore. Don Roberto è sempre stato in prima linea e si è sempre distinto per la solidarietà e lo spirito di sacrificio mostrato nei confronti dei più deboli», dice Raffaele Erba, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle.

«In questo momento - aggiunge - noi tutti abbiamo il dovere di unirci in preghiera per ricordare un uomo straordinario che ha dedicato la sua missione per gli altri prima che un atroce destino lo portasse via».

Fabio Aleotti, capogruppo del M5s in Consiglio comunale a Como, dichiara: «Ho avuto l’onore di conoscere don Roberto durante le innumerevoli iniziative rivolte ai bisognosi, è stata una persona speciale che ha dedicato la vita a chi era in difficoltà, prego per la sua anima ora in paradiso, giusto tra i giusti».

Bruno Magatti, consigliere comunale, ha affidato a un post su Facebook una prima riflessione: «Per chi ha avuto il bene di conoscerlo rimane un uomo, un prete, che ha scelto di testimoniare la mitezza della prossimità che nulla chiede, che nulla pretende. Colui che ha reso breve la sua vita non potrà mai comprendere quanto scellerato è stato il suo gesto. Si dirà di tutto, ora. Ma non è il momento delle analisi. Resta dinanzi a tutti noi la sua immagine, mite e silenziosa, i suoi gesti di gratuita, generosa e affettuosa prossimità a quelle persone che con la loro presenza occupano lo spazio della penombra della nostra società, dove si muove l’abbandono, dove la mancanza di speranza si declina in un quotidiano di espedienti, di rabbia e di desolazione.Nessuno osi speculare sulla sua morte, sarebbe il più turpe degli insulti. Si faccia, invece, tesoro,di quanto ha voluto e saputo insegnarci con la sua vita in mezzo a ciò che papa Francesco da tempo ci indica come lo “scarto” di una società ricca e indifferente».

Pieno di dolore il commento di Anna Veronelli, presidente del consigliocomunale: «Stamattina su Como è appena scesa la notte più buia. Don Roberto, operatore di pace, cuore grandissimo e generoso, uomo di Dio».

«Faceva per gli altri, per gli ultimi, per i #migranti, 365 giorni all’anno. Tutte le mattine, per una vita, nel silenzio operoso che è lo stigma dei Giusti - dice il Csv Centro Servizi Volontariato Como - don Roberto della parrocchia di #sanrocco ha interpretato la sua vocazione in modo assoluto, netto, limpido, senza mediazione. Anche per questo molti giovani #volontari lo hanno seguito, stimato, gli hanno voluto bene. Il nostro pensiero va a loro, al dolore che provano in questo momento. Allo smarrimento di una intera comunità di persone - tante - che operano nell’accoglienza e nell’integrazione dei migranti a #Como. Sono loro la città che all’alba, estate e inverno, si sveglia e cammina nei quartieri, nei sottopassi, nei luoghi noti solo a chi vuol davvero vedere. Cercano le persone senza dimora, ancora intirizzite e infagottate nelle coperte. A loro porgono una tazza calda insieme a un sorriso gentile».

«Ho conosciuto Don Roberto nell’estate 2016 quando come Camera del Lavoro aiutammo la Caritas a organizzare il servizio Docce per i migranti della stazione. L’ho visto all’opera mentre scaricava abbigliamenti e viveri per i tanti “ultimi” che avevano bisogno - dice Giacomo Licata, ex segretario generale della Cgil di Como - Un Sacerdote, un Uomo a Servizio di Dio e quindi del Prossimo. Solo pregando e proseguendo il suo impegno si può onorare la sua straordinaria memoria. Chi strumentalizza e specula su questa tragica vicenda sta mancando di rispetto soprattutto a Don Roberto».

«Il cordoglio non ci basta. Per commemorare don Roberto Malgesini è doveroso schierarsi dalla sua parte e contro la cattiva politica che produce intolleranza. È doveroso fermare i responsabili della violenza che si abbatte su chi vive per gli altri, come avvenne nel 1999 per un altro prete dell’accoglienza, don Renzo Beretta - dice in una lunga nota il gruppo Como senza frontiere - Nel giorno dell’uccisione di don Roberto, lo stesso giorno in cui nel 1993 veniva assassinato a Palermo don Pino Puglisi, sentiamo il dovere di accusare le istituzioni che dovrebbero esistere per evitare queste tragedie e per contrastare odio e violenza. 1. Perché don Roberto è stato lasciato solo dalle istituzioni nel compito vitale di dare aiuto alle persone costrette a vivere in strada in una delle città più ricche del mondo? 2. Perché le istituzioni non si sono preoccupate e occupate dei bisogni di tutte e tutti gli abitanti della città lasciando che un prete e la Como solidale si facessero carico di problemi che solo il Comune potrebbe gestire? 3. Perché le istituzioni non hanno aiutato e curato un uomo psichicamente instabile nonostante la Como solidale abbia più volte e da anni chiesto di affrontare il problema della fragilità psicologica e psichiatrica di chi vive in strada? 4. Perché le istituzioni hanno lasciato don Roberto e le volontarie e i volontari ad affrontare da soli la disperazione degli ultimi, esponendoli a maggiori rischi? 5. Perché chi governa Como ha irresponsabilmente ampliato la disperata guerra tra poveri con una sequela di atti che vanno dalla rimozione delle panchine a San Rocco, all’attacco a chi distribuiva le colazioni per non disturbare la Città dei Balocchi, a vietare le elemosine nel salotto buono della città, alle sanificazioni “forzate” a San Francesco (con o senza sottrazioni di coperte), fino alla folle inqualificabile idea di chiudere con una cancellata l’ex chiesa di San Francesco? Anche se voi vi credete assolti siete comunque coinvolti».

« Chi governa Como è incapace di comprendere che garantire diritti umani a tutte e tutti gli abitanti costerebbe assai meno di alcune misure assunte dalla Giunta, costerebbe meno di quanto la città spende per negare un alloggio a persone che arrivano nel nostro paese, considerate senza diritti perché arrivati qui “irregolarmente” - dice Celeste Grossi, responsabile di Sinistra Italiana - non possono esistere regole diverse a seconda del paese di nascita. Le istituzioni devono dare a ciascun uomo, a ciascuna donna, il diritto di costruirsi un futuro migliore, il diritto a cure, il diritto a un posto sicuro in cui vivere. Anche qui a Como è tempo di lottare contro l’odio, diffuso irresponsabilmente, che rischia di alimentare la violenza di questi tempi difficili e bui e di distruggere definitivamente la possibilità del vivere insieme. Lo dobbiamo a don Roberto, e a tutte le cittadini e i cittadini della Como solidale».

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