Inchiesta ’ndrangheta
a Como: ai domiciliari
l’ex presidente dei benzinai

L’ex numero uno regionale della Federazione abita a San Fermo. Avrebbe pagato 50mila euro alla cosca Molè per evitare l’apertura di un “Ip” a Bulgarograsso. Ma lui nega tutto: «Chiarirò»

Il giudice di Reggio Calabria che lo ha spedito ai domiciliari non ha dubbi. Flavio Fertonani, 66 anni di San Fermo, titolare della società che gestisce l’impianto Ip di Lurate Caccivio, «pur di soddisfare le proprie pretese espasnionistiche economico-imprenditoriali ha bussato alla porta giusta e, in piena coscienza e volontà, ha avviato un circuito criminale di assoluta gravità che replica perfettamente le fattezze di una estorsione dal metodo mafioso e con lo scopo di agevolare la mafia».

La porta giusta a cui Fortanani avrebbe bussato, è quella di Antonio Salerni di Gerenzano, in cella da martedì mattina con l’accusa di associazione mafiosa, zio del boss Domenico Ficarra, pure lui finito in carcere su ordine dell’antimafia. Per loro tramite, secondo gli investigatori di Reggio Calabria, Fertonani, ex responsabile regionale della Federazione benzinai di Confesercenti, avrebbe fatto intervenire un calibro da novanta della ’ndrangheta calabrese per convincere un concorrente a non avviare la gestione di un distributore Ip a Bulgarograsso.

Una vicenda «pregna di mafiosità», scrive ancora il giudice, che ha fatto finire Fertonani ai domiciliari con l’accusa di estorsione aggravata dai metodi mafiosi e dall’agevolazione dei clan. Dal canto suo il diretto interessato - tramite il suo difensore, l’avvocato Angelo Giuliano - si dichiara assolutamente estraneo alle accuse: «Vuole spiegare quanto prima la sua posizione davanti al magistrato, e confida di poter chiarire ogni cosa». (P. Mor.)

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