L’allarme per i cinghiali
e lo “sciopero” dei cacciatori
Interviene anche la Regione

Tremezzina: parla il presidente del Consiglio Regionale, Fermi dopo la protesta delle doppiette. «C’è il rischio che diventi emergenza»

Il fermo “no grazie” di ben 110 cacciatori su un totale di 125 del Comprensorio Alpino di Caccia delle Prealpi Comasche, abilitati alla caccia al cinghiale, di fronte ai mille rivoli della burocrazia (nessuno di loro ha ritirato nè tesserino nè bracciali) è arrivato forte e chiaro sia a Palazzo Lombardia, sede della Giunta regionale che al Pirellone, dove ha sede il Consiglio regionale.

E così dopo l’intervento dell’assessore regionale con delega a Caccia e Pesca, Fabio Rolfi, che ha annunciato a “La Provincia” che «il prossimo 20 giugno a Como» incontrerà tutte le parti in causa, ieri è toccato al presidente del Consiglio regionale, il comasco Alessandro Fermi, prendere una posizione ufficiale sull’argomento. «Le “situazione cinghiali” in provincia di Como, soprattutto in Val d’Intelvi e nell’Olgiatese, è di vera criticità. Con questo “sciopero” rischia di diventare emergenza», spiega Alessandro Fermi. Quello dei 110 cacciatori - abilitati alla caccia al cinghiale - del Comprensorio alpino di Caccia delle Prealpi Comasche - è «un segnale forte e chiaro che evidenzia un disagio non più tollerabile: troppi regolamenti e burocrazia calati dall’alto, senza conoscere le realtà territoriali».

L’articolo completo su La Provincia di sabato 8 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA