Lenno, ristorante chiuso cinque giorni
Ma il verbale risale a fine luglio

La protesta del titolare del Wine Note: «Duplice beffa». In estate aveva violato alcune norme anti Covid

«Mi ritrovo con il ristorante chiuso fino a martedì 22 dicembre per un verbale dell’ispettorato del Lavoro di Como e Lecco che risale al 30 luglio, dunque a quattro mesi e mezzo fa. E così giovedì 17 dicembre, dopo aver riaperto il ristorante da soli quattro giorni, sono stato costretto a richiudere a metà mattina, con le pentole sui fornelli e con le scorte appena fatte. È persino riduttivo definirla un’ingiustizia, senza contare i motivi che hanno portato la prefettura a notificarmi tramite i carabinieri i cinque giorni di chiusura forzata». All’esterno del ristorante “Wine Note” di Lenno Cristian Malacrida cammina nervosamente tenendo tra le mani il verbale dell’ispettorato territoriale del lavoro di Como e Lecco e il provvedimento di chiusura disposto dalla Prefettura. Balza all’occhio il fatto che le contestazioni siano avvenute il 30 luglio a seguito di un controllo in cui si legge che il titolare «ometteva di mettere a disposizione dei clienti liquido igienizzante, nonché esporre i cartelli informativi riguardanti le precauzioni anti contagio Covid-19 né di contingentare l’afflusso ai servizi igienici permettendone l’accesso di uno alla volta». «La beffa è duplice perché da un lato ho dovuto disdire le prenotazioni che avevo per il fine settimana e spegnere i fornelli con una parte delle preparazioni per il mezzogiorno del 17 già in essere, dall’altro - e su questo aspetto voglio esprimere tutto il disappunto del caso - lo stesso Ispettorato del Lavoro aveva puntualizzato quel 30 luglio che il ristorante non necessitava di chiusura in quanto il titolare - cioè io - mi impegnavo a sanare entro la giornata dello stesso 30 luglio le irregolarità riscontrate, considerata anche la presenza di materiali e alimenti deperibili - sottolinea ancora Cristian Malacrida - Da quel giorno non ho più avuto alcun tipo di notizia, proseguendo regolarmente l’attività sino a che i ristoranti non sono stati nuovamente chiusi nel rispetto del nuovo Dpcm. Sulle prime il 17 dicembre mi sono chiesto cosa mi venisse contestato. Poi quando ho visto che la chiusura si riferiva ai controlli di quel 30 luglio, ho deciso di rendere pubblico tutto il mio disappunto, tralasciando - per non calcare la mano - l’anno che hanno affrontato ristoranti, bar e, vista la zona, attività turistiche. Tutto ciò non è tollerabile. E spero che questa vicenda non passi sotto silenzio».

(Marco Palumbo)

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