Test sierologici per chi è guarito
Coronavirus, l’epidemia rallenta

La Regione annuncia controlli sul personale sanitario e su chi è uscito dalla quarantena. Altri 10 decessi nel Comasco. «Ora ci aspetta la conquista di una nuova normalità».

Como

Sono dieci le nuove vittime del coronavirus in provincia di Como. Il numero complessivo dei morti sale così a 268 dall’inizio dell’epidemia. I nuovi decessi si sono registrati nei Comuni di Arosio, Carlazzo, Carugo, Casnate con Bernate, Como, Pusiano, Ronago, Rovellasca, Sala Comacina e Turate.

Ieri si è avuta una crescita più lenta, a livello regionale, dei tamponi positivi. In tutto sono stati 1.012 (nei giorni precedenti erano stati rispettivamente 1.262 e 1.460) una cifra che porta il totale a 61.326. Da evidenziare però il dato dei tamponi effettuati, soltanto 3.778 rispetto ai 5.260 e ai 9.530 dei giorni precedenti: un ridotto numero di test influisce senz’altro sulla curva di crescita dei positivi. Tra l’altro rimangono pesantemente negativi i dati sui morti a livello regionale: ieri se ne sono contati 241, in leggero calo sul giorno precedente (quando furono 280) ma ancora ben oltre il dato della domenica di Pasqua (110). In totale i lombardi vittime del Covid-19 sono 11.142.

Per cercare qualche motivo di ottimismo occorre leggere i report sui ricoveri: cresce il numero dei letti disponibili nelle terapie intensive, di pari passo con l’aumento dei guariti e, probabilmente, anche con la sempre maggiore efficacia di terapie che contrastano l’avanzare del virus e il peggioramento dei pazienti. Ieri nelle terapie intensive c’erano 1.122 pazienti , 21 in meno del giorno prima, quando già si registrava un calo di 33 unità su quello prima ancora. Sono invece 12.077 i lombardi che hanno comunque bisogno di essere curati in un ospedale ma che respirano autonomamente: ieri se ne sono aggiunti altri 49.

Qualche numero provincia per provincia: a Como i positivi sono 2.106, cioè 91 in più di lunedì; a Lecco il virus rialza la testa, con un incremento di 59 casi, per un totale di 1.970 (nei giorni precedenti il contagio era parecchio rallentato); brusca impennata a Varese, che registra un più 102 (1.813 il totale); a Sondrio +53 (849); nella provincia di Monza i nuovi contagi sono stati 101 (3.821); a Milano invece l’epidemia frena, con 189 nuovi positivi (totali 14.350) contro i 481 e i 412 dei due giorni precedenti. Buone notizie anche dai fronti caldi di Brescia e Bergamo, che ieri hanno fatto registrare un incremento di ammalati di “soli” 35 casi: ora c’è davvero bisogno che il trend al ribasso si stabilizzi, condizione che per il momento non si è ancora verificata, quantomeno non con la continuità che ci si attende.

Ieri infine l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha affrontato il tema dei test sierologici, anche in vista di un futuro, progressivo rilascio dei provvedimenti di “lockdown”: «Per primi in Italia - ha detto - inizieremo i test con prelievo ematico. Stiamo facendo il massimo che il mercato ci consente con i tamponi, nonostante ci sia un problema oggettivo con i reagenti. Abbiamo coinvolto tutti i laboratori per processare i tamponi che facciamo. Il test sierologico è molto più veloce e affidabile, consente di verificare se gli anticorpi sono immunizzanti e cioè se hanno sterilizzato il virus così da poter riprendere una vita sociale senza correre il rischio di infettare qualcuno. A regime, pensiamo di riuscire a farne fino a 20mila al giorno. Iniziamo il 21 aprile partendo da coloro che devono rientrare a lavorare: gli operatori sanitari e i cittadini dopo le loro quarantene».

«Gli immensi sforzi dei lombardi stanno dando i loro frutti: ora dobbiamo guardare avanti. Quello che ci aspetta non sarà il ritorno alla normalità ma la conquista di una nuova normalità».

Lo ha detto l’assessore regionale al Bilancio Davide Caparini che ha poi aggiunto: «Dalla pandemia abbiamo imparato una lezione fondamentale: la globalizzazione sempre più condiziona le nostre vite, tanto è vero che tutti ci siamo dovuti confrontare con un nuovo virus killer. Il sistema sanitario dovrà cambiare prendendone atto: scienziati e tecnici ci devono indicare la cornice all’interno della quale assumere le decisioni sociali ed economiche».

«L’apertura - ha chiarito Caparini - non può prescindere dal quadro sanitario che sarà la base su cui delineare le linee guida affidate a un gruppo scelto tra le cinque più importanti università lombarde. Indicazioni che saranno portate al Tavolo per lo Sviluppo della Lombardia composto da tutte le organizzazioni di categoria, le rappresentanze economiche, sociali, sindacali e culturali. Saremo tutti uniti per definire quale sarà la nuova normalità».

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