Usura, gli arrestati
restano in carcere

Il giudice respinge l’istanza dei difensori di due dei tre imputati finiti in manette lunedì scorso

Como

Fatti di «eccezionale gravità» per i quali non sono emersi elementi nuovi e che, ci conseguenza, meritano la misura cautelare in carcere.

Due dei tre indagati arrestati lunedì scorso dalla Guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta di usura hanno cercato, attraverso i propri avvocati, di chiedere gli arresti domiciliari. Richieste respinte immediatamente dal giudice delle indagini preliminari, Carlo Cecchetti. E dopotutto neppure uno dei tre ha accettato, al momento, di rispondere alle domande del giudice, e quindi ha rinunciato - almeno per il momento - a fornire una diversa interpretazione della mole di indizi raccolti in questi mesi d’inchiesta da fiamme gialle e Procura.

Gli arresti domiciliari sono stati chiesti dai legali di Giovanni Gregorio: in particolare i difensori hanno giocato la carta dell’età avanzata del loro cliente, 82 anni.

Il giudice ha respinto la richiesta, sottolineando l’eccezionale gravità delle accuse mosse a carico dell’uomo, che giustificano di fatto la custodia in carcere anche a fronte dell’età avanzata dell’indagato.

Per quanto riguarda invece Paolo Barrasso il giudice ha sottolineato come non sia emerso alcun elemento differente rispetto a quelli a suo carico rappresentati nell’ordinanza di custodia cautelare.

Nessuna istanza è stata invece presentata da Gabro Panfili, 74 anni, proprietario di una lussuosa villa con vista sul casa Clooney a Laglio. Anche lui, mercoledì, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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