Usura, scarcerato dal Tribunale
Ma 24 ore dopo torna in cella

Gabro Panfili liberato per un vizio di forma nell’atto d’arresto

Ha avuto giusto il tempo per assaporare la prima notte da uomo libero, dopo poco più di una settimana di cella. Quindi, il giorno dopo essere stato scarcerato, si è ritrovato alla porta nuovamente i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Como, che lo hanno riportato nuovamente in carcere.

Fuori e dentro

Protagonista il principale indagato dell’operazione anti usura della scorsa settimana, ovvero Gabro Panfili, 74 anni, una villa vista lago a Laglio, un passato già macchiato da una condanna patteggiata per prestiti usurai. Gli avvocati di Panfili, Marcello Perillo e Davide Monteleone, erano riusciti a vincere il ricorso presentato al Tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare a carico del loro assistito. Avevano infatti riscontrato un vizio di forma, ovvero l’assenza di una motivazione sulle straordinarie esigenze cautelari, tali da far derogare all’incompatibilità con il carcere per le persone ultrasettantenni.

Quel vizio di forma è stato ritenuto valido dai giudici del riesame i quali, martedì, hanno quindi ordinato la scarcerazione di Panfili. Ritornato a casa in tarda mattinata, l’anziano usuraio (ex sicuramente, se ancora in attività lo dovrà accertare la magistratura alla luce della nuova inchiesta) è stato nuovamente riarrestato neppure ventiquattr’ore più tardi.

Il pubblico ministero Pasquale Addesso, infatti, ha immediatamente reiterato la richiesta di ordinanza cautelare, e il giudice delle indagini preliminari Carlo Cecchetti l’ha accolta questa volta motivando nello specifico le straordinarie esigenze per cui la sola misura utile sia quella del carcere.

Nelle nuove motivazioni emergono particolari inediti sui tentativi di Panfili di avvicinare i suoi clienti a cui aveva prestato soldi per aggiustare assieme a loro le versioni da fornire alla Guardia di finanza. In particolare è emerso che il 22 ottobre scorso il pensionato, ex funzionario dell’Aci di Como, avesse incontrato Bruno De Benedetto, il ragioniere comasco che ha saputo trasformare i suoi guai giudiziari per l’arresto di oltre un anno fa per la bancarotta di Pane & tulipani, in un’occasione per uscire dalla morsa degli usurai. De Benedetto ha anche registrato quell’incontro, nel coro del quale Panfili ha detto di dichiarare che il tasso di interesse da lui praticato non superava mai il 10%. In cambio si era detto disponibile a restituire assegni e cambiali.

Gregorio ai domiciliari

Chi è invece uscito di carcere e a casa resterà, agli arresti domiciliari, Giovanni Gregorio (difeso dagli avvocati Edoardo Pacia e Simone Gilardi): il giudice, alla luce dell’età dell’indagato (82 anni) e del rischio di possibili contatti con detenuti positivi al Covid, ha ritenuto che fosse più congruo concedere gli arresti domiciliari, come d’altronde richiesto dalla stessa Procura. Il carcere scattò dopo che i finanzieri trovarono una pistola perfettamente funzionante e senza matricola nel comodino della stanza da letto dell’uomo.

Resta infine in carcere il terzo indagato, Paolo Barrasso.

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