E la seta comasca
"creò" l'alta moda

Tornano a brillare le bellissime collezioni di sete stampate delle Filande e Tessiture Costa, oggetto di una accurata ricerca a cura del MuST (Museo storico del tessuto) e dell’Archivio di Stato di Como. La ricerca, dal titolo "L’età dell’eleganza. Gli anni Cinquanta a Como attraverso le Filande e Tessiture Costa" - a cura di Margherita Rosina e Francina Chiara -, presentata il 15 dicembre a Como presso la Fondazione Ratti, costituisce la terza tappa di un’analisi sulle eccellenze della produzione serica comasca del Novecento che darà vita a una mostra, accompagnata da catalogo, prevista per la prossima primavera

di Serena Brivio

Un passaggio di maturità dei nostri industriali tessili, in un momento cruciale per l’industria serica comasca, che si rivelò una strategia infallibile: accellerare il processo creativo/ tecnologico e fare gioco di squadra per affermare la propria leadership. Ecco quello che si inventarono negli anni Cinquanta alcuni precorritori del proprio tempo, imprenditori illuminati come i titolari delle Tessiture Costa, Bernasconi, Camozzi e Bertolotti, Rosasco e Tessilstampa, alle prese con tempi difficili e selettivi come l’attuale. Siccome la moda è fatta sì dall’intuizione di un singolo, ma anche dalle competenze di diversi attori, decisero di mettere in luce il lavoro corale della filiera costituendo un pool, denominato «Groupe de Como» per vincere compatti l’agguerrita concorrenza internazionale. Un segno di generosità e lungimiranza che oggi viene invocato da più parti non solo per uscire dalla crisi, ma anche per connotare meglio il made in Como. Pagine bellissime svelate per la prima volta da Margherita Rosina e Francina Chiara con la sensibilità, la curiosità e la competenza che contraddistingue queste due ricercatrici nell’andare a documentare la storia e l’evoluzione della produzione serica lariana.
Dalla loro ultima fatica, emerge un’altra grande lezione: per dare ancora più forza e suggestione ai loro tessuti, questi imprenditori chiamarono nelle loro fabbriche noti artisti e designer. Tra questi, spicca il nome di Andrée Brossin de Méré, disegnatrice svizzera di grande talento, nonché promoter di rango.
I suoi disegni introducono elementi di novità nei campionari, subito apprezzati dai più noti sarti francesi, da Dior a monsier Hubert de Givenchy. I faldoni scoperti presso l’Archivio di Stato di Como evidenziano questo apporto sostanziale, soprattutto nell’imprimé: conchiglie, nuvole, ortaggi, rose baccarat, papaveri e pelli che cambiarono il modo di fare stampa lanciando una tendenza nuova sulle passerelle dell’haute couture. Progetti in grado di rappresentare al meglio le qualità artistico-artigianali del territorio, un’inesauribile fonte di idee anche per gli attuali numi del fashion.

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