Gretels, nasce il Rose&Roll
e non ha bisogno di Hansel

«Di cosa parlano le nostre canzoni? Del sabato sera, del trucco, nel senso di rossetto e mascara, e delle relazioni amorose tra adolescenti. Cosa pensano di noi le altre ragazze? Chi non suona, trova che sia abbastanza strana l'idea di una donna che sale sul palco per suonare».

«Di cosa parlano le nostre canzoni? Del sabato sera, del trucco, nel senso di rossetto e mascara, e delle relazioni amorose tra adolescenti. Cosa pensano di noi le altre ragazze? Chi non suona, trova che sia abbastanza strana l'idea di una donna che sale sul palco per suonare. Se poi, come nel nostro caso, sono addirittura cinque...». Parola delle Gretels, una delle poche band interamente al femminile della provincia di Como. Ragazze pop, impegnate nella registrazione del loro primo disco, interamente autoprodotto. Ci sono anche loro, nella Cantù Sonica, la piccola Seattle italiana dove si contano decine di band indipendenti. Una scena ricca che, da qualche mese, può contare anche su una presenza in rosa.Le Gretels sono una formazione nuovissima. Meritano di essere ascoltate dal vivo perché, nonostante la scarsa esperienza – ma in virtù dell'aver coltivato da autodidatte la passione della musica – dimostrano di avere un suono originale, fresco, persino difficile da paragonare ad altri generi. A inventarsi una definizione, le Gretels potrebbero essere incasellate nel «rose and roll»: melodie semplici, delicate come un fiore, orecchiabili, a doppie voci, e una certa decisione ritmica ereditata dal rock. Un compromesso che viene raggiunto con l'unione tra synth e chitarra elettrica, per creare un tappeto interessante, con suggestioni Anni Ottanta, proiettato con stile in quest'epoca.«Con una specie di estrazione, abbiamo deciso quali strumenti avremmo suonato dal vivo». La line up, da allora, è intoccabile: Melania Botta alla voce, Sofia Marelli al basso, Lucia Falzone al basso, Alessandra e Caterina Colombo – tra l'altro, sorelle gemelle – al synth e alla batteria. «Suonare significa mettersi in gioco, esprimersi, sfogarsi – spiegano le Gretels – ognuna di noi ha le sue influenze musicali. Ma vogliamo avere un suono nostro, particolare. Comunque, ci siamo trovate tutte d'accordo nel mettere in scaletta come cover Be My Baby delle Ronettes. Non perché siano donne, quanto piuttosto perché sentiamo di avere come riferimento ideale quel periodo». E se le Ronettes, il famosissimo trio sixties, all'epoca fu manovrato a tutti gli effetti da mister Phil Spector, per le Gretels, viceversa, è già scattata la ribellione ai maschietti rock. Emancipazione da palcoscenico? «All'inizio, molti ragazzi musicisti che conosciamo, ci davano consigli molto precisi. Ma abbiamo capito che, in realtà, ognuno di loro suggeriva in base ai suoi personali parametri. Così abbiamo deciso di fare da sole. Senza Hansel, per così dire». I brani, a parte Be My Baby e Lust for Life delle Girls, sono tutte composizioni originali. Dal titolo piuttosto programmatico: I wanna get you down, I wanna be with you, Cheating on you, Yesterday, Smoky eyes, Oh Yeah, e l'immancabile Hansel. Il modus operandi, per la stesura della musica, rispetta un principio. «La complessità delle nostre canzoni va di pari passo con quanto apprendiamo da sole. E' tutto un folle work in progress. A livello tecnico non siamo dei mostri, dobbiamo fare canzoni semplici, veloci, di facile ascolto. Nell'arrangiamento, cerchiamo di mettere qualche particolarità, di abbellire. Dopotutto, siamo ragazze».I concerti, per ora, sono tutti nella zona. «Ma siamo contente che ci sia un certo interesse, e che il pubblico apprezzi. Come fenomeno, ci sentiamo abbastanza isolate. Anche se siamo accolti bene dagli altri gruppi di Cantù. Ci supportano in maniera sincera. Come gruppo, non in quanto ragazze». La cittadella del rock, anche per le Gretels, sembra funzionare. «Il sistema c'è, ci stiamo integrando bene. Le lettere degli ammiratori possono essere consegnate direttamente ai concerti. Se qualcuno ci scrive che abbiamo fegato, sappia che l'hanno già detto. Ben venga qualche critica, aiuta a crescere. Per il resto, non escludiamo nulla».

Christian Galimberti

 

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Il brano delle Gretels