Come il prode Garibaldi
diventò operaio a Pigra

La Società di mutuo soccorso della località comasca lo volle "socio onorario": da Caprerà l'eroe dei due mondi scrisse una lettera, che La Provincia riscopre e mostra per la prima volta ai suoi lettori.

di Laura Di Corcia


Era la primavera del 1873 quando, nella buca delle lettere della Società di mutuo soccorso degli operai di Pigra, pervenne quella lettera, e soprattutto quella firma: G puntato Garibaldi.
La missiva, spedita da Caprera il 14 marzo di quello stesso anno, ancora oggi è tenuta sottochiave e custodita gelosamente come un cimelio. Perché quelle due righe, per quanto di circostanza, dovettero risuonare come una benedizione e come un invito a proseguire su quella strada. «Garibaldi era un fautore delle società operaie» spiega il presidente attuale, Ambrogio Piazzoli, mostrando un libro sul più famoso condottiero italiano, dove appare una firma tale e quale da quella custodita dalla società, che "La Provincia" mostra ai suoi lettori per la prima volta. Nella lettera l' "eroe dei due mondi" - all'epoca 67 anni - ringrazia. Si legge: «Miei cari amici, Grazie per il pregiato titolo di vostro socio onorario. Vostro G. Garibaldi».
Probabilmente non è stata l'unica, l'associazione operaia di Pigra, ad averlo inserito nel proprio organico; ma possiamo dire che essa sia stata una delle prime. Le società operaie, nate per prestare servizi di tipo assicurativo ai lavoratori (soprattutto operai e muratori), nacquero negli anni Cinquanta dell'Ottocento nel Regno di Sardegna (che allora comprendeva anche il Piemonte e la Liguria); ma la vera svolta per la loro diffusione si ebbe con il nuovo Regno, nel 1861. Il periodo più fiorente risale agli anni Ottanta; si capisce quindi che Pigra (fondata nel '73, ma registrata solo quattro anni dopo) fu molto precoce nello sviluppare un concetto assistenziale laico e indipendente rispetto alle società religiose e alle Corporazioni di mestiere, che fino a quell'epoca avevano detenuto il monopolio nel campo dell'assistenzialismo e del soccorso. «Sì, quella di Pigra è la più vecchia società della Val d'Intelvi e può essere annoverata fra le più antiche di Italia», spiega sempre il presidente, spendendo parole entusiastiche anche per il suo paese natale, che ricorda con affetto. Poi continua a raccontare. «I soci pagavano una quota annua, regolata a seconda dell'età e ricevevano un'indennità per la malattia e la vecchiaia». Una sorta di società assicurativa "ante litteram", insomma, con lo scopo di tutelare i suoi membri nei momenti più difficili. Ma non si trattava, tutto sommato, solo di quello. Ancora oggi si può visitare l'edificio costruito dagli operai per la società, un bellissimo edificio in pietra su tre piani, comprendente la latteria sociale, a pian terreno, un teatro al primo piano e, al terzo, un asilo e una scuola di disegno e cucito. Si capisce, quindi, come la società avesse compiti anche economici, ricreativi e, da ultimo, educativi. Un ruolo fondamentale in una società composta da operai emigranti. «Erano più di cento - racconta il presidente - e  lavoravano soprattutto nel campo dell'edilizia: durante il periodo estivo emigravano all'estero, spingendosi fino in Germania, nel Sud Italia, addirittura in Africa, durante il periodo coloniale. Negli ultimi anni hanno lavorato anche in Svizzera, prima nei Cantoni tedeschi e poi in Ticino come frontalieri. Dobbiamo ricordarci che una volta l'edilizia si fermava durante la stagione fredda».  La società aveva quindi anche lo scopo di aiutare le donne durante l'assenza dei mariti, dando loro la possibilità di utilizzare la latteria per mungere le mucche (che tutte le famiglie avevano più o meno a disposizione) per ricavarne latte, formaggio e burro da rivendere. «I ricordi che ho di quando ero bambino - continua il presidente - sono bellissimi: c'erano solo donne e bambini, siamo cresciuti in un clima meraviglioso. Pigra una volta era un paese fiorente. I nostri muratori erano conosciuti in tutta Italia per la loro perizia». Al di là degli scopi pratici, gli operai della società erano legati da un vincolo di tipo morale, che loro consideravano quasi fraterno; i membri erano tenuti a mantenere un comportamento irreprensibile, altrimenti sarebbero stati espulsi. «In qualche caso è capitato, ma gli episodi sono sempre di piccola entità: qualche furtarello, piccoli misfatti». La funzione originaria della società è stata sostituita, a partire  dagli anni Sessanta del Novecento da Istituti di previdenza più moderni, come per esempio l'Inps.
Quali gli scenari attuali, e soprattutto, quali quelli futuri? «Vogliamo salvaguardare l'edificio, che è bellissimo», aggiunge il presidente. La società continua a proporre attività ricreative, come la tombolata in agosto, le gite sociali e altri pretesti per stare insieme; i membri anziani tutt'oggi ricevono un'indennità. Tutte le attività di tipo ricreativo mirano a salvaguardare il paese di Pigra che, come la maggior parte delle comunità montane, soffre un processo di spopolamento. Ultimamente si è buttata lì l'idea di creare un Museo che esponga gli oggetti antichi di Pigra. Per non dimenticare, non essere dimenticati.

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