"Il meccanico Landru"
In libreria un nuovo Vitali

Arriva nelle librerie «Il meccanico Landrù» (Garzanti, 250 pag., 16,60 euro) di Andrea Vitali

Arriva nelle librerie «Il meccanico Landrù» (Garzanti, 250 pag., 16,60 euro) di Andrea Vitali. Si tratta della riscrittura pressoché completa di un romanzo uscito del 1992 per Camunia e che lo scrittore bellanese, come già per altri vecchi titoli, ha voluto riproporre al pubblico in una nuova versione e con una distribuzione più capillare. Per gentile concessione dell'editore ne anticipiamo le prime pagine.


Nel gennaio 1930 a Bellano l'eco delle nozze di Sua Altezza Reale Umberto di Savoia principe di Piemonte con Maria José di Sassonia Coburgo fu motivo di un fitto intrecciarsi di chiacchiere e iniziative.
Diede il via alle celebrazioni il Gruppo Escursionisti Bellanesi. Domenica 5 sulle fresche nevi del monte Muggio disputò il campionato sociale di sci e mise in palio, per la prima e ultima volta nella sua storia, una Coppa Reali d'Italia, riservata alla categoria giovanissimi. La vinse tal Cesarino Vitali, l'unico giunto al traguardo anche perché fu l'unico iscritto alla gara. Il giorno successivo presso la scuola elementare si inaugurò una mostra di disegni coordinata dal maestro Fiorentino Crispini, fervente monarchico. Tema delle esercitazioni grafiche: «Il Re, primo soldato d'Italia». Toccò poi alle orfanelle del brefotrofio delle suore di Betlemme offrire, mercoledì 8, a metà pomeriggio e di fronte a un pubblico striminzito, un concerto corale presso la scuola di taglio e cucito.
La Filodrammatica Dopolavoro Monte Grappa mise in cartellone una ripresa della riduzione del romanzo melodrammatico <+G_CORSIVO>Lasco, il bandito della Valsassina<+G_TONDO> di Antonio Balbiani: spettacolo unico la sera di venerdì 10 gennaio.
Infine Aurelio Pasta, nuovo segretario della sezione bellanese del Partito Nazionale Fascista, patrocinò per sabato 11 gennaio una festa danzante: a conclusione di tutti quei festeggiamenti, un poco di euforia era quello che ci voleva.
Non tutti la pensavano come lui. La conferenza femminile dell'associazione di carità San Vincenzo infatti, per ribadire gli impegni austeri del regime mussoliniano, dei Savoia e dei tempi che correvano, aveva stabilito di riunirsi venerdì, lo stesso giorno dello spettacolo teatrale: era ora di chiudere i magri conti dell'anno appena concluso e pronosticare con occhio spento i grami destini del nuovo. A seguire, visto che nessuno ci aveva pensato, chiese e ottenne che il prevosto celebrasse una messa sabato pomeriggio affinché si pregasse per la felicità dei principi e del popolo in generale.


Attorno alle sedici e trenta di martedì 7, da una carrozza di terza classe di un treno giunto in stazione con oltre un'ora di ritardo scesero sei uomini malvestiti e con la barba lunga. Sul marciapiede, lucido a causa di una lastra di ghiaccio, si guardarono in giro spaesati.
Il capostazione Amedeo Musante, restando al riparo nella cabina di comando, li tenne d'occhio: a tutta prima gli sembrò che avessero sbagliato stazione. Poi rifletté: forse potevano essere zingari. Ma gli zingari si muovevano con i loro carrozzoni trainati da cavalli bolsi.
Quindi chi diavolo… A interrompere le sue deduzioni provvide uno dei sei, che si staccò dal gruppo e si diresse verso di lui. Il Musante si infilò un paio di guanti e uscì dall'inviolabile reggia che era la sua cabina di comando. Fece qualche passo verso l'uomo, si fermò a lato di un albero di alloro sul quale da qualche giorno soggiornava un branchetto di viscarde di passo, stordite dal freddo, quindi si impalò.
«Sono il meccanico Landru», si presentò il forestiero, gli occhi fissi a terra.
Il Musante temette di non aver capito bene. O che quello lo stesse prendendo in giro. Fece per ribattere.
«Mi saprebbe indicare da che parte sta il convitto del cotonificio?» lo anticipò l'altro.
Ma al Musante la lingua prudeva.
«Landru?» chiese infatti. «Come quel tizio francese?» Il meccanico sollevò gli occhi dal ghiaccio del marciapiede, guardò il Musante ma non aprì bocca. Al capostazione non restò che indirizzarlo verso piazza Verdi e per un po' seguire il sestetto che straccamente usciva dai confini del suo regno. Poi rifletté che non era da lui farsi abbindolare così.
Landru? Ma a chi voleva darla a bere, quello zingaro?
Rientrò in ufficio, non si tolse né cappotto né guanti, nonostante il caldo soffocante che vi regnava.
«Landru, eh?» mormorò sorridendo.
Al manovale, che corse alla sua chiamata, disse che doveva allontanarsi per una mezz'ora. Cinque minuti più tardi era nella caserma dei Regi Carabinieri per informare il maresciallo capo Agostino Rodinò dei nuovi arrivi.
«Tipi loschi?» chiese il carabiniere.
«Straccioni», puntualizzò il Musante sentendo l'acquolina corrergli in bocca.

Andrea Vitali

C) 2010, Garzanti Libri s.p.a.
Per gentile concessione di Garzanti Libri s.p.a

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