Traviata, danza volgare
Fischiato il regista al Sociale

Dopo un bell'inizio e al culmine di un'edizione particolarmente raffinata, con ottimi interpreti, contestazioni ad Andrea Cigni per la danza delle zingarelle e dei toreri, con espliciti richiami sessuali.

di Maria Terraneo Fonticoli

Con sicurezza possiamo affermare che "La traviata" di Verdi, andata in scena giovedì (con replica il 17 dicembre, ore 20.30) nel nostro Teatro Sociale, sia stata la migliore edizione di questi ultimi venti anni. L' asciutta accuratezza, perseguita con strenua volontà da parte di tutti gli elementi dello spettacolo ne ha determinato il successo che si deve molto anche ai due protagonisti.
Il dramma universale così emozionante, datato scenicamente in tempi più vicini a noi (un po' stridente con  lo stile aulico del librettista F. M. Piave),  non ha perso quello smalto passionale-commotivo sempre coinvolgente, se reso bene con  registri espressivi dalla “tinta” opposta. Tutto ciò l'abbiamo ritrovato in questo nuovo allestimento per la regia di Cigni meticolosa, attenta, dal gesto calibratissimo fino alle  espressioni del viso. Originale l'animazione dei Preludi con un mimo-morte che si aggirava attorno a Violetta. Come altri suoi predecessori, dopo un bell'inizio (come riportato in prima battuta sul quotidiano) anche Cigni é riuscito a scivolare sulla buccia di banana della scena di zingarelle e toreri alla festa di  Flora: una sorta di esasperato e troppo esplicito "bunga-bunga" (oggi si usa) assolutamente non apprezzabile. Infatti molti “buu” sono partiti dal loggione, e, alla fine, tra i moltissimi applausi, qualche fischio é stato rivolto al regista. Fondali fissi color ghiaccio di Dario Gessati, poche suppellettili (solo sedie d'epoca in plexiglas) esaltate da un gioco di luci suggestivo di Fiammetta Baldiserri. Costumi semplici ed eleganti curati da Agnese Rabatti che hanno giocato su nero, bianco, grigio, cremisi. Unica tinta solare il verde-prato e un verde intenso del secondo atto. Applauditissima la fuori-classe Iolanda Auyaunet: voce fresca, duttile, precisa, attorialmente assai efficace. Disinvolto anche Jean-François Borras, un Alfredo dal timbro tenorile bello, omogeneo e accattivante. Anello debole il Germont padre di  Damiano Salerno, un po' imbalsamato (serata no?) che pure é stato applaudito. Il resto del cast vocale ha fatto puntualmente il suo dovere.
Pietro Mianiti, direttore dell'orchestra de «I Pomeriggi Musicali», ha condiviso il senso di raffinata asciuttezza - verità  dei suoi collaboratori, proponendoci una "Traviata" senza orpelli e compiacenze sentimentali, quasi austera. Bene, come sempre, il coro-attore Aslico diretto da Antonio Greco (salvo un piccolo disguido subito recuperato dal direttore).  Mianiti ha ben gestito orchestra, cast vocale e coro.

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