L'autore di "Narnia"
lottò con l'occultismo

C.S. Lewis, il celebre intellettuale di Oxford e autore di storie amatissime dai ragazzi, fu affascinato dallo spiritismo, per un certo periodo della sua vita, almeno fino alla conversione al Cattolicesimo. In occasione dell'uscita al cinema de "Il viaggio del veliero", terza puntata della saga di Narnia (ecco il trailer), il maggiore studioso di Lewis - il lecchese Gulisano - fa conoscere ai lettori un aspetto quasi sconosciuto del famoso narratore.

di Paolo Gulisano

L'uscita sugli schermi del film "Il viaggio del veliero", terzo episodio della saga cinematografica de Le Cronache di Narnia,tratta dall'omonimo capolavoro dello scrittore anglo-irlandese C.S. Lewis, riporta l'attenzione su questo autore che fu grande amico di John Ronald Tolkien, l'autore del "Signore degli Anelli", docente a Oxford e Cambridge, grande protagonista della scena culturale inglese del '900, apologeta del Cristianesimo al quale venne convertito proprio da Tolkien.
L'itinerario spirituale di Lewis, che si riflette in tutta la sua opera, ben oltre le Cronache di Narnia, fu tuttavia complesso e tormentato. Molti anni dopo la sua conversione, avvenuta negli anni '30, nel momento drammatico in cui perse la moglie, uccisa dal cancro nel 1960, Lewis scrisse un denso e drammatico pamphlet, intitolato "Diario di un dolore", in cui alza a Dio il suo grido disperato, rabbioso quasi, per la perdita dell'amatissima Helen Joy. Il grande apologeta, devoto membro della Chiesa Anglicana, così scriveva: «Dov'è Dio? Di tutti i sintomi, questo è uno dei più inquietanti. Quando sei felice, così felice che non avverti il bisogno di Lui, così felice che sei tentato di sentire le Sue richieste come un'interruzione, se ti riprendi e ti volgi a Lui per ringraziarlo e lodarlo, vieni accolto (questo almeno è ciò che si prova) a braccia aperte. Ma vai da Lui quando il tuo bisogno è disperato, quando ogni altro aiuto è vano, e che cosa trovi? Una porta sbattuta in faccia, e il rumore di un doppio chiavistello all'interno. Poi, il silenzio. Tanto vale andarsene. Più aspetti, più il silenzio ingigantisce. Non ci sono luci alle finestre. Potrebbe essere una casa vuota. È mai stata abitata? Un tempo, lo sembrava. Ed era una impressione altrettanto forte di quella di adesso. Che cosa significa? Perché il Suo imperio è così presente nella prosperità, e il Suo soccorso così totalmente assente nella tribolazione?» E quindi aggiungeva: «In ogni caso, devo stare alla larga dagli occultisti. L'ho promesso a H (Helen, ndr). Lei ne sapeva qualcosa, di quegli ambienti».
Helen Joy Gresham, americana di nascita, ebrea di origine, era transitata da diverse esperienze culturali e perfino politiche (aveva militato nel Partito Comunista americano) prima di arrivare in Inghilterra per conoscere personalmente Lewis, lo scrittore che con la sua difesa appassionata della Fede e della Ragione, in particolare con il celeberrimo "Le Lettere di Berlicche" dove Lewis analizza con britannico humour le strategie del demonio per dannare gli uomini, le aveva aperto la strada per la conversione al Cristianesimo. I due poi si erano innamorati e sposati. L'accenno all'occultismo di Lewis non fa riferimento solo alle esperienze giovanili di Helen Joy, ma anche alle proprie. Alla fine degli anni '30 infatti Lewis aveva allentato il legame con Tolkien per stringere una forte amicizia con Charles Williams, autore di thriller metafisici di successo, nonché studioso di esoterismo e membro dell'organizzazione iniziatica chiamata "The Order of the Golden Dawn" (l'Ordine dell'Alba Dorata, fondata a Londra nel 1887, dove si praticavano arti occulte e magiche. Lewis rimase affascinato dalla personalità di Williams, dalle sue idee e dalla sua visione di un "cristianesimo esoterico". Tuttavia Williams morì quarantenne improvvisamente, nel 1945, e Lewis ne rimase piuttosto colpito. Si riavvicinò a Tolkien, cattolico a tutto tondo, che intorno a Williams aveva sentito - come ebbe esplicitamente a dire - «odore di zolfo». Lewis intraprese con rinnovata decisione la strada del Vangelo, e della Fantasy. Il "Ciclo di Narnia" prese il via nel 1950 con il romanzo Il leone, la strega e l'armadio, seguito da altri sei libri, fino al 1956, che ebbero uno straordinario successo in tutto il mondo. Da allora generazioni di lettori, giovani e non solo, hanno attinto a tutta la bellezza e il fascino delle imprese dei quattro fratelli, del leone Aslan, e di altri indimenticabili personaggi, come quell'Eustachio Scrubb protagonista del "Viaggio del veliero" la cui vicenda rappresenta, con un simbolismo in realtà molto intuibile, il cammino della conversione e la salvezza rispetto alla triste sorte (diventare draghi, ovvero mostri) che ci riserverebbe l'essere schiavi del peccato.
Questo tipo di narrativa offrì a Lewis la possibilità di descrivere, con il linguaggio del mito, lo scenario complesso, contraddittorio ma affascinante della condizione umana.

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