"Racconto mio padre
con l'aiuto di Salgari"

Con "Yanez", la canzone che porterà a Sanremo, Van De Sfroos racconta sorridendo papà Tiziano, che non c'è più

Ha cantato la storia del Cimino e dell'Alain Delon de Lenn e queste due maschere del Lario sono diventate popolarissime appena la gente ha capito che si riferivano a persone realmente esistenti. Da qualche parte c'è un Genesio (anzi, più d'uno), ci sono quei contrabbandieri che ingaggiavano una nobile gara con i finanzieri in tempi in cui le bricolle erano ancora piene anche di piume per i cuscini e cioccolato. Ha creato dal nulla un'epica per questo lago, il racconto di Toni Baloni e del Capitàn Slaff che potrebbe entrare nel repertorio dei ragazzi delle due sponde desiderosi di conoscere il dialetto dei loro nonni e dei loro padri. Ha cantato lo zio che lavorava al Grand Hotel ma per papà Tiziano, che non c'è più, Davide Van De Sfroos una canzone non l'aveva ancora “mai scrivuda”. Ma quando canterà «Yanez» in mondovisione (!) al Festival di Sanremo ci saranno tre immagini che si affastelleranno nella sua mente. Una, letteraria, è quella del personaggio creato da Emilio Salgari, l'avventuriero portoghese che Sandokan chiama “fratellino”.
L'altra, tutta televisiva, carissima alla generazione di Davide, è quella di Philippe Leroy che donò a quel personaggio tutta la sua simpatia sorniona nello sceneggiato (che oggi si direbbe fiction) dedicato alla Tigre negli anni '70. Ma, soprattutto, De Sfroos penserà al “suo” Yanez, che era proprio papà Tiziano. «Era un appassionato lettore dei libri di Salgari - ha raccontato l'artista laghée presentando la canzone che lo impegnerà in gara nella canora manifestazione - Quando, poi, è nata la versione tv ho subito pensato che lo Yanez di Leroy gli assomigliasse anche fisicamente. Mio padre ne era conquistato. Gli ultimi anni della sua vita li ha vissuti a Cesenatico trasformandosi lui, uomo di lago, in lupo di mare. Mi piace immaginarlo ancora sulla barca, come Yanez sul "praho". Nel brano immagino lui, ma anche altri personaggi di quei racconti, attualizzati e trasferiti in riviera». Naturalmente, come si addice a una canzone da presentare in una kermesse così importante, il testo è top secret e nessuno l'ha ancora sentita, pena squalifica ma si può anticipare che si tratterà di un brano allegro, un omaggio a occhi asciutti con uno di quei sorrisi silenziosi che si imparano a conoscere proprio frequentando i luoghi abitati dai soggetti delle liriche di Davide. Nella vocazione musicale di questo artista - così atipico che da quando è stato dato l'annuncio della sua presenza nella rosa dei “big” non si parla d'altro - papà Tiziano ha avuto un peso tutt'altro che indifferente. Per i suoi 14 anni il cucciolo di casa Bernasconi fu posto davanti a una scelta: «O il motorino o lo stereo». Il mezzo per affrancarsi dal giogo della “curiera”, unico trasporto per arrivare in città, il sogno di un adolescente normale. Invece, come aveva raccontato a «Mag», Van De Sfroos, preferì le due casse alle due ruote. Giusto che per suggellare un punto così importante della carriera Bernasconi junior, oggi padre a sua volta, ricordi Bernasconi senior, come solo un poeta sa fare.

Alessio Brunialti

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