Si ritorna al futuro
con Leonardo hi-tech

Esposti nuovi disegni tratti dal Codice Atlantico, alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, nella mostra dal titolo «Leonardo: macchine per l'architettura e il territorio». Fino al 6 marzo si potranno ammirare progetti che hanno anticipato molte conoscenze tecnologiche successive, spesso avveniristiche. Da non perdere anche il "Crocifisso" di Michelangelo, considerato autentico.

 di Giulio Masperi


La figura di Leonardo da Vinci (1452-1519), genio del Rinascimento dall'intelligenza vivida e gli interessi molteplici, esercitati nei campi  di architettura e pittura, balistica e ingegneria lato sensu,  passando per i meno eccelsi tentativi poetici, è ben esemplificata dai manoscritti contenuti nel "Codex Atlanticus". L'ampia raccolta di progetti, schizzi, pensieri e bozzetti - ben 1119 fogli; al grande formato da 650x440 mm, generalmente usato per gli atlanti, si deve il nome - recentemente restaurati e sfascicolati dagli esperti della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Dopo le prime cinque tappe di un lungo iter, che si concluderà in corrispondenza con l'Expo del 2015 quando saranno state esposte tutte le pagine del "Codice", è ora in corso il sesto appuntamento dal titolo "Leonardo: le macchine per l'architettura e il territorio". Come di consueto, visitando le due sedi milanesi della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e della Sagrestia Monumentale del Bramante in Santa Maria delle Grazie, che ospitano i 44 fogli di questa mostra, il visitatore riuscirà a penetrare in una porzione della sfaccettata arte di Leonardo da Vinci. Accompagna l'esposizione del "Codice Atlantico", aperta fino al 13 marzo, un incompiuto gioiello di un altro maestro del Rinascimento italiano: il "Piccolo crocifisso ligneo"di Casa Buonarroti, opera tarda di Michelangelo e a lungo considerata ai margini nella produzione dell'artista: fino al 6 marzo presso l'Ambrosiana.
È un dialogo tra i massimi geni della nostra modernità quello in corso a Milano, considerando anche la contemporanea selezione di disegni michelangioleschi esposti a Palazzo Reale. I 44 autografi leonardeschi denotano una ricchezza d'ingegno senza pari: basti osservare gli studi per il "carro semovente", uno sviluppo delle strutture impiegate nelle scene teatrali, da considerarsi l'antesignano delle moderne automobili. I fogli 75 recto, 17 verso e 812 recto, ritraenti "automobili" e "carri automotori per feste", disegnati tra il 1478 e il 1480, ne sono prove inconfutabili. Altri progetti di architettura tardo quattrocentesca impreziosiscono il corpus di disegni scelto da Pietro C. Marani, coordinatore dell'intero progetto sul "Codice Atlantico", e Paola Cordera. Dichiarando il proprio debito nei riguardi del Brunelleschi, Leonardo studia l'"argano a tre velocità" per Santa Maria del Fiore in Firenze (1478 ca), la "gru girevole" (1478-1480) e altri marchingegni edili. La ricchezza documentaria di questa mostra, infine, tange il lato guerresco di Leonardo: una necessità per chi, come l'uomo a tutto tondo per eccellenza, visse in un'epoca contraddistinta da instabilità e battaglie tra signorie. Ecco quindi, a completare la panoramica sul "Codice Atlantico", gli autografi che rappresentano il "ponte militare con tronchi d'albero di rapida esecuzione" (1483-85) e le "bombarde" (1485).
Michelangelo Buonarroti (1475-1564) è, invece, il secondo termine di questo dialogo rinascimentale con sede a Milano, organizzato grazie alla collaborazione tra la Biblioteca Ambrosiana e la Casa Buonarroti di Firenze. All'ente che si occupa della conservazione di tante opere firmate da Michelangelo, nella residenza che fu dell'artista in via Ghibellina, si deve l'esposizione del "Piccolo crocifisso ligneo", cui si aggiungono alcune lettere manoscritte inviate o ricevute da Michelangelo. Estraneo al dibattito della critica per ben quattro secoli, il crocifisso ha alimentato un piccolo quanto inspiegabile mistero. Risalente al 1563, l'anno precedente la morte del maestro a Roma, nei suoi 26 centimetri di altezza, nelle venature del suo legno, nel semplice abbozzo dell'anatomia cristiana sono concentrati il patetismo profondo della morte di Cristo. Dramma e spiritualità vi si esplicano, testimoniando così gli interessi dell'ultimo Michelangelo: il crocifisso è infatti coevo alla "Pietà Rondanini" e al disegno, oggi conservato al British Museum di Londra, del Cristo in croce con la Vergine Maria e San Giovanni. Exempla del "non finito" michelangiolesco, segno dell'incapacità esistenziale del maestro di procedere oltre.

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