Cultura e Spettacoli
Giovedì 02 Febbraio 2012
Meryl una lady di ferro
che va oltre la Thatcher
Da non perdere il film in cui l'attrice interpreta il primo ministro inglese donna, autentica icona degli anni Ottanta. Guarda il trailer.
C'è con tutta evidenza una ragione se Meryl Streep conta il primato di nomination agli Oscar: il ruolo di Margaret Thatcher, nel film biografico diretto da Phyllida Lloyd, è ulteriore prova sul campo di una raffigurazione che per virtuosismo dell'interprete rischia perfino di sovrastare il personaggio. Tanto più che la "signora di ferro" di una lunga stagione della politica inglese, temuta più che ammirata dai colleghi parlamentari e primo ministro al compimento di una carriera costruita con inflessibile tenacia e valori irriducibili, nel film è una vecchia signora, insenilita se non proprio demente.
Esce di nascosto e resta sgomenta di fronte al prezzo del latte, conversa con il marito scomparso, gli echi delle notizie di cronaca le rimandano quelli di altri tempi - fatti di ruvide scelte economiche, intransigenza con il terrorismo, guerra per la riconquista delle Falkland - in una serie di ritorni all'indietro che risultano incollati ad un ritratto dichiaratamente privato, di miseria della terza età. Non è il viatico migliore per la riconsiderazione dell'attività di statista di Margaret Thatcher, anche se gli inserti strettamente biografici ne ribadiscono la fermezza e la determinazione con la quale rifiuta i tradizionali ruoli domestici sfidando, figlia di un droghiere, però laureata a Oxford, le convenzioni del conservatorismo stesso, lo schieramento nel quale si apre la strada non senza adeguarsi a esigenze d'immagine, ma anche senza rese di sorta.
Il lato della memoria, però, risulta secondo alla parte di cui Meryl Streep è più protagonista che interprete: i momenti di smarrimento di una donna indebolita dall'età avanzata vengono da dentro più che da un trucco remoto da qualunque maschera e l'attrice ne esprime ogni sfumatura, complice della regista (con la quale l'intesa deve essere totale, visto il precedente di "Mamma mia!") in un'operazione di cinebiografia che vuole fermarsi alla persona con la scusa che si è trattato di un personaggio.
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