Ben, Clara e Mezzegra
Le ultime parole d'amore

L'Archivio centrale di Stato di Roma ha pubblicato le 381 lettere conservate dal '45, un epistolario inedito tra Mussolini e la sua amante Petacci, giustiziati sul lago di Como. Sull'onda di questa eccezionale iniziativa sono stati pubblicati vari libri. Uno, un racconto romanzato di quell'amore, lo ha scritto il giornalista comasco Roberto Festorazzi. In esclusiva per i lettori de "La Provincia" testi e immagini dell'Archivio di Roma, editi da Mondadori.

di Carla Colmegna

Come un topo nel formaggio, affermazione casereccia ma vera per descrivere un momento ghiotto per gli storici che si occupano del periodo fascista, in particolare della figura molto discussa di Claretta Petacci, amante di Benito Mussolini. Ben più di una sottomessa compagna clandestina. Gli editori sono prodighi di pubblicazioni che riguardano i fatti privati della coppia più chiacchierata del periodo bellico e post bellico, tanto più nel Comasco dove la vita della coppia ebbe il tragico epilogo a Giulino di Mezzegra, il 28 aprile del 1945.
L'ultimo libro è quello firmato da Roberto Festorazzi per Minerva Edizioni "Claretta Petacci. La donna che morì per amore di Mussolini" (339 pag., 19 euro, 2012), uno scritto in forma di romanzo che narra di una donna innamorata che non esitò a dare la vita per il suo uomo, ma appena poco tempo prima il nipote della Petacci, Ferdinando, ha prefatto "Verso il disastro" (Mimmo Franzinelli, Rizzoli, 468 pag., 21,50 euro, 2011).
Ma il momento è speciale e "ghiotto" per chi studia la coppia Mussolini-Petacci soprattutto perché l'Archivio centrale dello Stato di Roma ha pubblicato, lo scorso novembre, "Tutte le lettere a Clara Petacci. 1943-1945" (Mondadori, 410 pag., 24,90 euro). Una pubblicazione scientifica straordinaria e attesissima, curata dall'archivista di Stato responsabile del settore degli archivi privati Luisa Montevecchi con contributi di Agostino Attanasio, Elena Aga-Rossi e Giuseppe Parlato. Un lavoro ciclopico che gli storici, ma anche gli appassionati, aspettavano da anni, praticamente da quando finì la seconda guerra mondiale, più precisamente dal 1950 quando iniziò un lungo iter giudiziario a fronte del ritrovamento del carteggio e la sua acquisizione da parte dello Stato. I documenti non furono consultabili per molti anni, ritenuti materiale sensibile e vincolato a segreto visto che, oltre alle dichiarazioni d'amore, le lettere tra Ben (così chiama affettuosamente la Petacci il duce) e Clara contengono ovviamente anche riferimenti ai fatti contemporanei ai due protagonisti.
Luisa Montevecchi ha letto e trascritto tutte le lettere «per renderle disponibili agli storici» senza alcun desiderio di frugare nel contenuto e darne giudizi e valutazioni che, con un termine di oggi, si direbbero "gossipare", di pettegolezzo e di cronaca rosa. «A noi non tocca l'interpretazione dei fatti - ha spiegato la Montevecchi - quello sarà compito degli specialisti di storia. Nelle 318 lettere che abbiamo pubblicato, l'ultima è del 18 aprile 1945, ci sono argomenti che possono essere affrontati anche dal punto di vista scandalistico, ma il nostro scopo è di fare in modo che tutti possano leggerle, così come sono. All'Archivio centrale dello Stato conserviamo tutto l'archivio di Clara Petacci con lettere, foto, documenti personali e articoli di giornali, ma il corpus più rivelante è apparso quello di Mussolini che, nel periodo di Salò, ha scritto a Clara. Non sappiamo invece che fine abbiano fatto le lettere scritte prima, la nostra raccolta comincia il 10 ottobre 1943». Accanto alle missive, brutte copie, spesso non datate. Ma cosa emerge da questa mole di messaggi innamorati? «Che Clara scrive molto di più al duce di quanto non facesse lui con lei - aggiunge Luisa Montevecchi - E che lui si raccomanda costantemente che le lettere vengano distrutte, mentre lei le conserva scupolosamente tutte e addirituura le data, le numera, cosa che fa pensare che lei ne volesse fare un uso successivo perché le considerava storia. Il secondo "giallo" è che non si sa cosa Clara volesse fare di quel materiale che considerava storia; il duce scoprì che lei le fece anche fotografare: a chi le doveva dare, cosa ne voleva fare? Questa domanda apre l'ipotesi che lei fosse una spia per i tedeschi o per gli inglesi». Nulla ovviamente è scritto di Giulino di Mezzegra perché il carteggio si ferma dieci giorni prima della fucilazione, c'è invece molto sul trasferimento del duce e di Clara a Milano.
Le lettere di Clara vennero trovate sepolte nel giardino di villa Cervis sul Garda, dove la Petacci era stata.
«Le prime carte sono del 1936 e si è capito che potevano essere molto interessanti perché Clara era venuta a conoscenza di molte vicende poltiche, visto che stava tanto a Palazzo Venezia nel '36 e nel '38 - aggiunge la Montevecchi - Clara segna e racconta le persone che ha incontrato, i commenti, anche molto duri, di Mussolini sulle personalità del tempo e questo fece considerare gli scritti di interesse storico e non consultabili nemmeno dalla famiglia. Allo scadere dei 70 anni si è deciso che era venuto il momento di rendere note le lettere per porre fine a commenti e supposizioni sui contenuti».
La vita della coppia Petacci-Mussolini non ha mai cessato di incuriosire e solleticare la curiosità più "rosa" per la relazione. Ora a vantaggio di Clara o di Benito, a seconda delle interpretazioni dei documenti, lei diviene donna decisa, volitiva e affatto defilata, ora sciocca e superficiale, ora lui è il capo e duce anche in amore (collezionista di amanti) ora è remissivo, infantile e spaesato o depresso. In tutti i libri usciti, e ce ne sono tanti, Clara ha fan e detrattori, tifosi e denigratori, la sua figura è molto complessa, sempre però di donna innamorata.
«Clara fu sicuramente innamorata di Mussolini e fedele, anche se in alcune lettere indica un misterioso uomo, con una sigla che pare fosse innamorato di lei. Il materiale che abbiamo pubblicato avvia le ricerche, ad esempio io mi sono chiesta cosa ci sia negli archivi tedeschi di questa donna che pare avesse avuto contatti con i tedeschi», Luisa Montevecchi spiega anche che dal carteggio emerge un Mussolini «molto provato e consapevole e della fine di una grande illusione. Clara ha la lucidità del momento e lo incita in continuazione, ad esempio a rivolgersi a Hitler direttamente perché vedeva traditori vicino a Benito, è una donna convinta della validità del fascismo e che Mussolini potesse riuscire a risollevare la situazione.
Mussolini forse era anche un po' stufo di lei, cercò senza riuscirvi di allontanarla. Lei era informatissima, riusciva a farsi dire molto dai fedelissimi del duce». Nessuna traccia del carteggio con Churchill cui fa riferimento anche Festorazzi nel suo libro, che riprende il lavoro scientifico dell'Archivio centrale dello Stato.
Lo storico comasco insiste, documenti alla mano, sull'aspetto più affettivo del ruolo di Clara. «Nell'epistolario - si legge nel libro di Festorazzi - ciascuno recita il suo ruolo che appartiene a un copione. Lui si esprime nei suoi scritti in base alle aspettative di lei. E lei fa confluire nel messaggio scritto tutta la sua libido protettiva».

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