Cultura e Spettacoli
Venerdì 23 Marzo 2012
All'ironia di Villaggio
il Chiara alla carriera
L'attore e scrittore, che ha dato volto a personaggi ormai entrati nella storia italiana, come Fantozzi e Fracchia, verrà insignito del prestigioso riconoscimento a Luino domenica pomeriggio. Guarda il trailer di un celebre film sul ragioner Fantozzi, del 1976.
«Piero Chiara era uno di quelli che si faceva leggere, ho frequentato quasi tutti i suoi libri, anche se non l'ho conosciuto bene di persona. Ha avuto il vantaggio di essere italiano, di saper raccontare un certo mondo provinciale. In Italia, nel '900 non ci sono stati molti grandi scrittori: amo Pirandello per il teatro, poi Buzzati, ma noi non ci possiamo nemmeno lontanamente paragonare, per esempio, ai russi».
Paolo Villaggio è serissimo, e cavalca l'onda dei ricordi che lo portano a sfiorare le sue letture chiariane e gli incontri con Marco, il figlio di Piero, che conobbe assieme alla moglie americana.
«Era un'amicizia tra donne, mia moglie con un'amica della sua, così ci incontrammo qualche volta, ma il discorso non andò quasi mai su suo padre». Colui che ha dato voce all'Italia dei normali, con i volti e le voci del ragionier Ugo Fantozzi e di Giandomenico Fracchia, l'arrabbiato, il contestatore, l'antipatico viscerale, arriverà al teatro Sociale di Luino domani, per ricevere il Premio Chiara alla Carriera, un anno dopo Franca Valeri. L'attore, scrittore e regista, che compirà 80 anni il 30 dicembre, a Varese e dintorni girò due film, "A tu per tu", di Sergio Corbucci, nel 1984, e "Com'è dura l'avventura", tre anni dopo, con una parte delle riprese compiuta a Luino.
Negli sketch di "Quelli della domenica", che la Rai trasmise nel 1968, il personaggio del capufficio, interpretato da Gianni Agus, accanto a Fracchia si chiamava Orimbelli: una citazione del Mario Temistocle de "La stanza del Vescovo" o una casuale identità?
Un caso, non ci avevo mai pensato, in effetti - dice Villaggio a "La Provincia" -. Anzi adesso che lo so mi sento anche onorato. Allora interpretavo due personaggi, Fracchia e il professor Kranz. Il timido impiegato che parlava con un filo di voce piaceva molto ai bambini, perché loro amano le persone in difficoltà e sanno capirle forse prima degli adulti. Franz invece li spaventava, perché i più piccoli non sopportano la cattiveria. Per i destrorsi, gli inglesi o gli spagnoli, il coraggio, specie in battaglia, è una virtù. Per noi italiani, e Monicelli lo ha dimostrato ne "La grande guerra", è solo un segno di stupidità.
(Leggi tutta l'intervista su La Provincia di Como in edicola il 24 marzo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA