Con "Nyx", i Dìssoi Lògoi
riempiono la notte di suoni

Dal 2000 al 2011: tanto è durata la gestazione dell'ultimo album del gruppo comasco. Scarica la copertina e vai al sito.

di Alessio Brunualti

Il nome che hanno scelto ormai tanti anni fa significa "discorsi discordanti" in greco antico, ma se la musica dei Dìssoi Lògoi è sempre imprevedibile e nasce proprio dai contrasti, il percorso artistico del nucleo aperto di musicisti creato nel comasco da Alberto Morelli e Franco Parravicini ha una coerenza unica nel panorama italiano. Le loro opere sono rare e, anche per questo, preziosissime come "Nyx", l'album appena giunto nei negozi che è stato realizzato «in forma discontinua e con tempi molto mediterranei dal 2000 al 2011».
Un periodo lunghissimo nel mondo della discografia commerciale, ma non per una raccolta di brani eterogenei, accomunati dall'impalpabile tema notturno: «Ci siamo dati molto tempo per riflettere - spiegano Parravicini e Morelli - attraverso l'atto di suonare, registrare, comporre e scomporre il materiale che via via producevamo. Ne è uscita una serie di brani apparentemente distanti fra loro ma tutti con una matrice umbratile, quasi notturna, che li accomunava».
Dodici momenti strumentali che accostano strumenti inconsueti e che privilegiano la rarefazione del suono. Una definizione?
In passato ci hanno già provato in tanti: chi ha voluto incanalare i Dìssoi Lògoi tra le maglie, in verità fin troppo larghe, della cosiddetta "world music" o della musica etnica (assolutamente multietnica, in questo caso).
Ne sono ben consapevoli che hanno operato precise scelte artistiche anche sui titoli, del lavoro e dei singoli brani, cercando parole che si accostassero alle atmosfere evocate dalle note: «Il titolo che abbiamo scelto per questo progetto è il nome che i greci davano alla notte - precisano - che era non solo un momento della giornata ma soprattutto era una primigenia divinità femminile. Nyx è madre di figli con caratteristiche benigne, come Hypnos (il Sonno), gli Oneiroi (i Sogni), le ninfe Esperidi e la Philotes, ma la stessa Nyx ha generato anche figli terribili come Thànatos (la Morte), Moros (la rovina), le Chere della morte violenta nelle battaglie, le Moire (le tre tessitrici del destino). Questa molteplicità e arcaicità di Nyx ci ha ispirato per la scelta del titolo di un progetto che si muove programmaticamente in una trasversalità di linguaggi, sensazioni ed emozioni spesso contraddittorie e ambivalenti, nel solco dei "discorsi contrastanti" che segnano il nostro percorso musicale».
Non viene meno l'aspetto militante, che da sempre caratterizza l'ensemble. «Questo progetto risente del contesto sociale e politico in cui è stato realizzato - confermano gli autori - Che ci piaccia o no questo mondo ci attraversa e noi, con i nostri diversi linguaggi e modi espressivi, lo metabolizziamo».
Alle registrazioni hanno partecipato numerosi e validissimi strumentisti tra cui il trombettista jazz Francesco Manzoni, Mario Arcari al clarinetto e all'oboe (il suo nome in alcuni dei più bei dischi di De André e Fossati), i comaschi Marco Bonetti ai sax e Simone Mauri al clarinetto basso, Alessandro Castelli al trombone, il grande violinistra klezmer Maurizio Dehò, la sezione ritmica di Daniele Sala al contrabbasso e Federico Sanesi alla batteria e alle percussioni e un solo all'oboe di Roberto Mazza in "Non una parola che dicesse qualcosa" mentre Parravicini e Morelli si destreggiano tra una quantità incredibile di strumenti acustici ed elettrici dando vita a un connubio affascinante, da scoprire, da ascoltare mentre cala la "Nyx"

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