Cultura e Spettacoli
Sabato 19 Maggio 2012
Dante, dall'America
la sua consacrazione
Tradotto anche in Italia il saggio di Teodolinda Barolini, italiana di Vicenza, professore alla Columbia University e presidente dei dantisti Usa. L'ha letto per noi in anteprima l'italianista Vincenzo Guarracino, che ne riconosce il valore.
Inaccessibile, Dante autore e personaggio, al dire di Vittorio Sermonti, popolare "dantista" da spettacolo (ma anche autore di un pregevole commento alla "Commedia", edito da Rizzoli): chiuso in un "elitismo ontologico", capace di renderlo inattuale e lontano, inassimilabile, dalla nostra sensibilità.
Unico e irripetibile, fissato in una solitudine degna della monumentalità del personaggio Farinata del celebre canto VI dell'Inferno, a giudizio del poeta Mario Luzi, ribadito, oltre che in molti saggi di epoche diverse, in un'intervista radiofonica («Petrarca è il modello, Dante è la sorgente; i modelli si prestano ad essere imitati, le sorgenti no») e come, ponendolo in parallelo con Shakespeare, si era espresso il santone della critica letterario Harold Bloom («Shakespeare è ciascuno e nessuno, Dante è Dante»).
Profeta e messia del suo (nuovo) mondo, con un'ambizione senza pari, quella di ergersi a "giudice" di se stesso, degli altri, di ogni forma di istituzione (religiosa, politica, culturale), al punto da conferire alla sua poesia addirittura «il valore di una terza "scrittura", di un terzo Testamento, dopo il vecchio e il nuovo della Bibbia, per di più esteso a tutti gli aspetti della società umana, civile oltre che religiosa»: mistico e visionario, dunque, con la coscienza di una "vocazione" visionaria e profetica, di una missione cui il soggetto non può sottrarsi. Una posizione, questa, di Nino Borsellino (in "Ritratto di Dante", Aragno, 2011), che mi sembra aver trovato oltreoceano conferma e sviluppo soprattutto nell'impegno di Teodolinda Barolini, studiosa della Columbia University di New York (oltre che presidente della Dante Society of America), e autrice di innumerevoli studi apparsi nell'arco di un ventennio e di cui alcuni ora raccolti nel ponderoso "Il secolo di Dante" (Bompiani), dove nell'introduzione il Poeta senza mezzi termini è dichiarato "anticonformista" ed "eterodosso", intellettualmente "indipendente" e diverso, rispetto al contesto (storico, culturale, religioso), entro cui nasce e si afferma la sua "autorità" e la sua opera, che fa per così dire da collettore delle più diverse tradizioni letterarie e ideologiche (la Barolini in questo senso parla di "multiculturalismo"), in un autentico e geniale sforzo sincretistico, fatto questo sicuramente non ultimo né marginale per comprendere la sua fortuna, la sua "unicità".
Altro che "Maestro di dottrina cristiana", come lo raccomandava a lettori e fedeli, nell'enciclica del 30 aprile del 1921 "In praeclara summorum" papa Benedetto XV nel sesto centenario della morte!
Italianista, prestigiosa "dantista" di riconosciuta fama, Teodolinda Barolini, di origine vicentina ma trapiantata in America (alla madre, Helen, non a caso il libro in questione è dedicato), è "figlia d'arte" (il padre, Antonio, 1910-1971, è stato un noto poeta dai toni affettuosamente elegiaci, catulliani) ma con percorsi accademicamente rigorosi e scientifici in direzione di una sempre più acuta evidenziazione dell'"identità poetica" degli autori studiati (principalmente Dante, con la sua "versificazione narrativa", ma anche Petrarca, riletto in chiave "metafisica", Boccaccio e gli autori in versi e in prosa a loro contemporanei), in un sistema che comprende e trascende, qui e altrove, gli adusati schemi interpretativi tradizionali (proclamando senza imbarazzo la sua costituzionale «avversione per l'autorità» in sede critica e metodologica), andando sorprendentemente oltre le secche dell'allegorismo (oltre il "come" rispetto al "cosa"), per far parlare il testo in modo "perfino letterale", prendendolo cioè "alla lettera", contrariamente alle abitudini di una secolare tradizione esegetica, rivolta alla celebrazione della qualità del testo, alla sua grandezza letteraria e poetica, più che alla sua contestualizzazione storica e sociale.
Operazione, questa della contestualizzazione, che la Barolini sempre fa, per un necessario bisogno di «comprendere il senso profondo della contaminatio lirico/narrativa», cui si indirizza l'impegno creativo di Dante, non meno che degli scrittori dei primi secoli della nostra tradizione letteraria, come riflesso della profonda dialettica tra metafisico e storico (dove la poesia incarna il primo polo e la prosa il secondo), così sostanziale alla cultura dell'epoca. Si leggano a tal riguardo i capitoli riguardanti Francesca da Rimini ("Realpolitik, romance, genere") e "La poetica sessuale del Decameron", nei quali nodi fondamentali come letteratura e storia, retorica e linguaggio, trovano necessari punti di convergenza che permettono di collocare Dante nel suo tempo, dentro e oltre le sue aporie e dicotomie.
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