A Venezia il Leone è Rourke, il lottatore
Miglior attore Silvio Orlando

Wenders premia con l'oro <The Wrestlers> di Aronofsky
"Il papà di Giovanna" consacra Avati, trofeo anche per "Pranzo di Ferragosto"

Una bella 65° Mostra del cinema, che si è data un tono sommesso troppo prima del tempo, si è chiusa nel segno di uno dei film che più potranno arrivare al grande pubblico.
Il Leone è andato a The Wrestler di Darren Aronofsky, regista di culto per pochi con i suoi primi film, che ha cambiato radicalmente il suo stile abbandonando i giochetti visivi per fare un film molto umano e intenso, seppure un po’ convenzionale nella struttura ma con un Mickey Rourke protagonista incredibile. «Fa male al cuore pensare che parla di Rourke stesso» ha detto il presidente di giuria Wim Wenders annunciandolo. Un lottatore d’età avanzata che torna, un po’ come Rocky, ma con ancora più cuore, alle gare. Un film che è anche riflessione sulla celebrità e sul ruolo dei media.

L’Italia aveva quattro film in gara, ma non poteva competere con i grandi film presenti, che i giurati (tra loro Valeria Golino e John Landis) han saputo quasi tutti individuare, con l’eccezione dell’animazione per tutte le età Ponyo and the Cliff di Hayao Miyazaki.
Silvio Orlando ha preso la Coppa Volpi per Il papà di Giovanna di Pupi Avati ed era nell’aria. L’esordiente sessantenne Gianni Di Gregorio, già collaboratore di Matteo Garrone che gli ha prodotto Pranzo di Ferragosto, ha avuto il Leone del futuro. La pellicola, già nelle sale e inclusa nella Settimana della critica, era tra le più “giovani” di spirito nonostante un quartetto di protagoniste con età media di novant’anni.
La Mostra ha poi consacrato due grandi ignoti al pubblico: Aleksej Guerman jr e Haile Gerima, i soli a ottenere due premi. Da una parte il trentaduenne figlio d’arte russo con Paper Soldiers, Leone d’argento per la regia e Osella per la fotografia.
Un film ambientato nel 1961, mentre si prepara il primo viaggio nello spazio di Yurij Gagarin, che parla dell’illusione sovietica, del sogno di nuovi mondi e della fratellanza tra i popoli. Il protagonista è un medico georgiano proprio nei giorni del conflitto tra i due Paesi. L’etiope Gerima, una lunga carriera alle spalle, ha portato forse il film più compiuto, dove tema e realizzazione raggiungono il punto più alto: un medico africano costretto a emigrare e sogna di migliorare il suo Paese.

Ma il cineasta tedesco ha nel finale innescato la polemica ridimensionando il premio all’attore italiano e la Coppa Volpi, che da anni è il premio di consolazione per il Paese ospitante. «Bisogna cambiare il regolamento che impedisce di attribuire due premi importanti allo stesso film (riferendosi a The Wrestler ndr)» ha affermato Wenders. E che non ci fosse confronto tra le interpretazioni di Orlando, comunque perno di un film discreto, e il travolgente Rourke era sotto gli occhi di tutti. Per l’attrice, la Volpi è andata alla francese Dominique Blanc de L’autre di Patrick Mario Bernard e Pierre Trividic, uno dei film sorpresa del concorso: un’interpretazione donna moderna e coraggiosa. Il premio Mastroianni a un emergente è andato meritatamente a Jennifer Lawrence, un nome da segnarsi. Interpreta Charlize Theron adolescente The Burning Plain di Guillermo Arringa, altro film duro e sensibile che piacerà tanto al pubblico. Il Leone per “l’insieme dell’opera” è andato a Werner Schroeter per Nuit de chien. Il bilancio complessivo resta molto buono, pur con qualche star in meno. A calare però il pubblico, probabilmente allontanato dalla crisi economica e dal caro prezzi e dalla concorrenza del Festival di Roma. La rassegna di Rondi e Detassis toglie cinefili romani alla <+G_CORSIVO>Mostra <+G_TONDO>di Müller.
Nicola Falcinella

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