Baby Band, i Blue Cameleon:
<Rock? no grazie, meglio il jazz>

<Siamo affascinati da quel mondo e vogliamo crescere tecnicamente>

Non solo il rock tra le passioni delle giovani band comasche, ma anche generi più complessi come il jazz e la fusion. È quanto emerso dalla terza puntata della nostra inchiesta sui gruppi musicali studenteschi. I Blue Cameleon sono una formazione di quattro elementi, tre diciottenni e un sedicenne, con sede in città e che si ispira ai grandi del jazz, del bossanova e del funky. A raccontarne la nascita, i sogni e le ambizioni, il batterista, Mattia Perazzoli, 18 anni, di Como e studente al Setificio.
La maggioranza dei vostri coetanei che suonano ha optato per il rock, la vostra è una proposta controcorrente. Da dove nasce?
<Ci siamo conosciuti sui banchi di scuola, tre di noi frequentano il Setificio a indirizzo chimico, e abbiamo scoperto che, oltre a suonare uno strumento, condividevamo la passione per mostri sacri come Jaco Pastorius, Herbie Hancock e John Scofield, e in generale per il fusion jazz. Dal rock siamo passati, un po’ come tutti, abbiamo iniziato a 14 anni, ma poi abbiamo sentito l’esigenza di affrontare generi che ci permettessero di crescere tecnicamente sullo strumento e siamo rimasti affascinati da quel mondo>.
Quindi suonate degli standard?
<Sì, anche se in realtà poi ne diamo una rilettura secondo il nostro gusto e abbiamo anche incominciato a scrivere qualcosa di inedito. Suoniamo insieme da un anno e mezzo ed a trascinare tutti in questa direzione è il nostro chitarrista, Giuliano Anzani. Lui è quello più determinato e riesce a trasferire su di noi la sua energia, dando compattezza al gruppo>.
Un genere così impegnativo vi offrirà ancora meno spazi per esibirvi…
<Sicuramente è più difficile riuscire a fare dei concerti, anche se dal vivo ci siamo già esibiti in qualche occasione e stanno per arrivarne altre. È un genere di nicchia e di conseguenza lo è anche il pubblico che lo segue. Noi per ora non ci preoccupiamo molto di questo aspetto, ci interessa di più il percorso didattico e la ricerca di una sempre maggiore precisione tecnica sullo strumento>.
Cosa rappresenta per voi la musica?
<La musica, oltre ad essere una grande passione, è, secondo noi, un mezzo per trasmettere emozioni, quando suoniamo insieme ci divertiamo, e divertendoci speriamo di riuscire a comunicare le nostre emozioni a chi ci ascolta>.
Pensate un giorno di farne una professione?
<Vogliamo migliorare sempre di più, per toglierci qualche soddisfazione e magari, perché no, riuscire a farlo diventare un vero lavoro. Certo non sarà facile, è un mondo molto competitivo. Probabilmente ci sono pochi gruppi giovani che si dedicano al jazz, ma anche le occasioni per mettersi in mostra sono di meno>.

Fabio Borghetti

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