Enzo Bianchi chiude le Ratti Lectures
"Com'è singolare il Cristianesimo"

Il priore di Bose a Como il 9 maggio, è l'ultimo grande protagonista degli incontri con intellettuali di tutto il mondo, promossi da Mario Fortunato

La speculazione attorno al Cristianesimo spesso lascia emergere sullo sfondo un interrogativo: si tratta di una religione fra le altre o piuttosto di un evento senza paragoni, non assimilabile ad altre esperienze di fede? Sulla questione, sempre aperta e affascinante, interverrà questa sera a Como Enzo Bianchi, priore e fondatore del monastero di Bose, noto editorialista di quotidiani come «La Stampa» e «Avvenire», oltre che autore di una miriade di opere in cui sviscera temi dottrinali e culturali spesso inerenti anche a problematiche d’attualità.
Ospite il 9 maggio della Fondazione Ratti, a Como, padre Bianchi metterà a fuoco «La singolarità del Cristianesimo», tematica già affiorata in numerosi suoi scritti e conversazioni secondo uno stile -sempre deciso ma aperto al confronto- proprio del monaco che nel 1965, mosse i primi passi per aggregare la comunità che oggi conta ormai un’ottantina di membri tra fratelli e sorelle di sei diverse nazionalità, insediati oltre che a Bose, anche a Gerusalemme e a Ostuni, in provincia di Brindisi.
«Si dice sovente che il Cristianesimo è un monoteismo accanto agli altri, accanto all’Ebraismo e all’Islam - ammette Enzo Bianchi - ma questa è una verità molto parziale e riduttiva in quanto il Cristianesimo è una fede che si differenzia fondamentalmente da tutte le religioni, secondo la felice formula coniata dal filosofo francese Marcel Gauchet, che vede in esso "la religion de la sortie de la religion", la religione dell’uscita dalla religione». Insomma, il Cristianesimo, secondo il priore di Bose, pur rivestito degli elementi caratteristici di ogni religione come possono essere una professione di fede, un culto liturgico, alcune indicazioni etiche, tuttavia non è catalogabile sotto lo stesso termine.
«Se è vero che il cristianesimo è un monoteismo lo è in maniera molto particolare: è un monoteismo nel quale Dio si è fatto uomo, e nel quale un uomo concreto e reale, Gesù di Nazaret, ci ha narrato compiutamente il volto di Dio. In tale prospettiva, senza per questo mancare di rispetto all’ebraismo o all’islam, si può affermare che il monoteismo sia una sorta di preparazione del cristianesimo: l’adesione a Gesù quale uomo-Dio e Dio-uomo» chiarisce il fondatore della comunità di Bose. E sottolinea così la peculiarità di un evento, l’incarnazione del Mistero, che nelle sue "lezioni" emerge come il fulcro di un contenuto dottrinale destinato a tradursi in esperienza viva, in atteggiamento di stupore e al tempo stesso di rinnovato impegno spirituale e sociale. L’eccezionalità è insita nel fatto stesso che Dio si sia fatto uomo "sul serio", come spesso rileva il priore mentre ripercorre la vicenda di Dio che viene al mondo come un essere umano, concepito nell’utero di una donna, crescendo poi dal punto di vista fisico e psichico… e morendo sulla croce. «Il Dio cristiano è amore perché è stato narrato da Gesù, colui che ha vissuto l’amore più forte della morte» suggerisce indicando la strada, davvero singolare, sulla quale la ricerca di Dio diventa ricerca dell’uomo, diventa realizzazione e compimento dell’amore.

Laura d’Incalci

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