Eventi d'arte made in Como/5
"La Badiali non aiuta la città"

Gaddi, assessore alla cultura, interviene nel dibattito de La Provincia, difendendo il valore delle grandi mostre allestite a Villa Olmo e polemizzando con chi invoca una politica culturale più sensibile alle ricchezze del territorio

Grandi eventi costosi e "impacchettati" o una politica dell’arte capace di valorizzare, con intelligenza & senso del marketing, le risorse locali? Dopo Vittorio Sgarbi, Giuliano Collina, Philippe Daverio, Rachele Ferrario, Flavio Caroli, Francina Chiara, Milly Pozzi, Giovanni Cavadini, la parola passa a Sergio Gaddi, assessore alla cultura del Comune di Como.

di Sergio Gaddi

Credo che non abbia senso contrapporre i "grandi" eventi culturali rispetto a quelli "locali". Anzi, sono assolutamente certo della loro perfetta complementarietà. Invece, in molte delle opinioni espresse in questo dibattito sulle grandi mostre che La Provincia ha opportunamente aperto, si legge la voglia di scatenare, strumentalmente, questa insensata guerra. È la solita visione, logora e provinciale, di chi pretende di mettere il Romanico contro l’Impressionismo, Terragni contro Picasso, l’asilo Sant’Elia contro Villa Olmo. Questo snobismo che fu radical-chic, ormai in estinzione quasi dappertutto, sopravvive ancora in alcuni intellettuali d’importazione quando parlano di Como. La prima e più evidente falsità, sostenuta da un professore del politecnico e da una curatrice del museo del tessuto della fondazione Ratti, è quella degli eventi preconfezionati. Dire che le mostre di Villa Olmo sono comprate a scatola chiusa significa parlare senza sapere ciò che si dice. Se davvero esistesse il fantomatico supermercato delle mostre, molti avrebbero presentato in questi anni montagne di progetti. Invece niente. Perchè? Semplice, perché questi supermercati non esistono. Invece, com’è ovvio, senza le relazioni internazionali faticosamente costruite, senza credibilità e serietà, senza la competenza e senza progetti culturalmente solidi non si va da nessuna parte. Ed è proprio sulla qualità che tutte le mostre di Villa Olmo curate dal sottoscritto hanno avuto critiche più che lusinghiere proprio da quanti partecipano oggi al dibattito, da Sgarbi a Daverio a Bonito Oliva. E anche i precisi interventi di Caramel, Collina e Cavadini colgono con intelligenza lo spirito della nostra attività. La seconda falsità riguarda i costi e l’indotto, considerato da alcuni «una chimera». A tal proposito è bene ricordare che l’ultima mostra di Brescia è costata circa 9 milioni di euro e che tutte le città con una qualche attività espositiva di rilievo spendono cifre per noi impensabili con risultati molto spesso minori. Mentre ciò che è stato fatto a Como con stanziamenti pubblici irrisori ha del miracoloso. Ma per chiudere il discorso sui vantaggi economici verranno presentati a breve i risultati della misurazione scientifica sulla spesa dei visitatori dell’"Abbraccio di Vienna". E si dimostrerà che la cultura ci conviene. Il terzo errore è quello dei confronti impossibili. Tentare di paragonare mostre come quelle di Magritte o degli "Impressionisti" che in 5 anni sono state la più grande campagna di immagine nella storia della città con diverse centinaia di migliaia di visitatori paganti con quelle, pur apprezzabili ma ovviamente gratuite della Badiali o del gotico lombardo significa voler ostacolare gravemente lo sviluppo non solo culturale della città. Chi non capisce che questi eventi sono complementari e non conflittuali umilia la cultura che a parole proclama di voler difendere.
Noi, invece, ci comportiamo diversamente. Al respiro internazionale di Villa Olmo sappiamo affiancare l’amore per il nostro patrimonio. Il primo atto dell’ assessorato alla cultura, infatti, fu aprire nel 2002 la mostra di Radice al Broletto, paralizzata dai soliti veti incrociati locali.
Inutile poi sottolineare che da allora tutti gli spazi espositivi della città sono sempre in attività, che decine e decine di mostre "minori" sono state organizzate, aiutate e sostenute ogni anno. Per non parlare delle centinaia di concerti, spettacoli e attività varie che rendono la Como di oggi molto diversa da quella di ieri.
Tornare al passato sarebbe facilissimo, comodo e istantaneo. Ma proprio per questo non lo faremo.

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