Guerra, pace e speranza
nell'arte di Sambruni

Cernobbio rende omaggio all'artista novantenne, dalla vita avventurosa, che ha lasciato il segno della pittura del Novecento

Il Comune di Cernobbio rende in questi giorni omaggio al cittadino illustre e artista schivo Ugo Sambruni con la mostra "Esplode il mio silenzio" nelle sale di villa Bernasconi. Opere sparse, che vanno dagli anni Quaranta del Novecento ai nostri giorni, ripercorrono a tratti la vicenda umana ed artistica del pittore novantenne. I dipinti, allestiti nelle varie sale della villa liberty, sembrano frammenti di un diario interiore scandito tra pause emotive, appunti del tutto autobiografici e pagine d’attualità. Emblematico in tal senso è "Albania" (1947) che si riferisce ai giorni tristi della Grande guerra tradotti nella complessità di una figura scomposta in compagnia di altri simboli che sfidano l’osservatore e celano in un gioco sapiente il dramma esistenziale.
Quello del conflitto inutile è un tema spesso rievocato da Ugo Sambruni che negli anni Quaranta partecipò eroicamente alla campagna di Albania e di Grecia come sottotenente degli alpini e rifiutò una medaglia al valore chiedendo in cambio pennelli e colori. Non è tutto: il giovane pittore comasco che si era formato a Milano alla Scuola d’arte Beato Angelico e all’Accademia di Brera, una volta tornato dal fronte dopo alcune vicissitudini promette di non chiedere più niente al destino e di continuare a dipingere in silenzio. Particolarmente interessante è il dipinto ad olio dal titolo "Il Cristo di una Madonna diversa" in cui la figura di Gesù, stilizzata e un po’ cubista, si fa metafora dell’autore e dell’uomo colto nella sua debolezza e letteralmente sfinito dal peso della croce. Non manca la Madonna, come presenza materna e universale, che sorregge un Gesù profondamente umano e s’inserisce perfettamente nell’equilibrio compositivo e formale.
"11 marzo 2004" riprende una delle pagine di cronaca più tragiche di questi ultimi anni con l’attentato di Madrid. Vi ricompare il simbolo del cavallo spesso ripreso da Sambruni per rievocare la stupidità dell’uomo e c’è un accenno a Guernica. La figura femminile è un tema ricorrente nell’immaginario dell’artista che fa della donna una musa ispiratrice, come in "Susi" (1982), tripudio di colori accesi che si fondono con impatto emotivo sulla tela, realizzata in occasione di una mostra a Zurigo e nata sul ricordo di una signora che guardando le opere del maestro sembrava catturarne l’anima. Le varie opere spaziano da una figurazione rarefatta e scomposta ai limiti dell’astrazione che appare in modo evidente nei disegni espressamente dedicati a Lucio Fontana e riuniti nella sala al piano inferiore della villa. A questo rivoluzionario dell’arte del Novecento e compagno di viaggio nei tormenti della ricerca, Sambruni riserva una serie di opere a tecnica mista su cartoncino, dominate efficacemente dai toni del bianco e nero, con illuminanti appunti vergati a mano.
Spuntano qua e là tra le sale i vari omaggi a "Curzio Malaparte" insuperato narratore, a Mirta Mantero, compianta signora comasca e invisibile mecenate di artisti, e al critico d’arte prediletto "Roccia e luce di Vittorio Sgarbi". "Stufo di stare solo" invece è stato dipinto in occasione delle ottanta primavere dell’artista. Raffigura un Cristo piegato dal dolore e con il capo reclinato tra il pallore della morte e la speranza. Sembra un bue squartato di Giancarlo Vitali e di certo sarebbe piaciuto a Giovanni Testori.
A fare da piacevoli intermezzi al percorso espositivo ci sono il video di Mauro Cozza sul pittore cernobbiese e la mostra di Carlo Pozzoni con una serie di intensi fotoritratti in bianco e nero. Il fotoreporter di rango non si è limitato a scandagliare le espressioni più vive del volto di questo ragazzo di novant’anni, ma ci porta all’interno del suo microcosmo. Da non perdere la foto di un foglietto di carta appeso ad una mensola che reca scritto un decalogo intitolato Comandamenti e Pace. Tra gli ammonimenti risaltano: Dio è spazio e luce. Onora chi ti ha generato. Ascolta la tua dimensione. Il dolore è bianco. L’amore non ha età.
La mostra di Ugo Sambruni si ammira a Villa Bernasconi, in via Regina 7, Cernobbio (Como), fino al 21 settembre. Orari: lun.-ven;15-19, sab. e dom.;10-19. Info:366.3242863 e www.ugosambruni.it. Domani alle ore 21 visita guidata, a cura dell’Associazione Muse & Musei. Prenotazione obbligatoria: 031-34.32.53.

Stefania Briccola

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