I personaggi del Presepe
hanno trovato il loro autore

Il nuovo libro di don Agostino Clerici, teologo e direttore del "Settimanale della Diocesi"

Ha scartato le statuine del presepe don Agostino Clerici parroco di Ponzate nonché direttore del Settimanale della diocesi di Como, filosofo e autore di numerosi saggi. Era convinto di concedersi una pausa di silenzio, di sera tardi, nella sacrestia dove ogni anno riapre gli scatoloni che custodiscono i personaggi che tornano in scena per Natale. Ma una serie di fatti insoliti, non si sa se realmente accaduti o immaginati, interrompono l’operazione: il bue e l’asino furono avvolti in una carta di giornale sulla quale è ancora ben leggibile una lettera, datata 16 dicembre 2006, indirizzata allo stesso sacerdote che dirige il "foglio" diocesano e che non può fare a meno di fissare lo sguardo su quelle righe. A scriverla furon proprio i due animali che garantirono con il loro alito l’impianto di riscaldamento nella grotta di Betlemme e che lamentano il rischio di estinzione di tutte le figure del presepe oggi in disuso, scomparse anche dagli scaffali dei grandi magazzini. E non è tutto: mentre don Agostino ricorda quella provocazione e riflette sulla tendenza che in alcuni casi ha perfino cancellato la parola Natale, come a Oxford per esempio, le statuine di gesso intervengono iniziando un sorprendente dialogo. Dal fondo dello scatolone spunterà anche un manoscritto (autori ancora l’asino e il bue) che descrive il primo incontro di alcuni protagonisti del presepe con il Bambino Gesù nella notte santa. Il tutto viene raccontato in un piccolo libro «Novena del presepe. Nove personaggi che hanno trovato il loro Autore» che presenta una carrellata di riflessioni svolte in nove monologhi immaginari nei quali si succedono lo zampognaro, l’offerente, la meravigliata, il dormiglione, la donna che dona il vestito, la mamma con il bambino, Melchiorre, Baldassarre, Gasparre. Da una situazione all’altra la narrazione procede focalizzando un unico evento: «Dio non è più un’incognita della libertà umana - avverte don Agostino - ma ne riempie ormai fisicamente lo slancio e lo dirige in uno sguardo, che è tra uomo e uomo e non più tra terra e cielo».

Laura d’Incalci

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