I Sala, una famiglia
da palcoscenico

Madre, padre e cinque figli cantano in coro. Sono veri musicisti, applauditi ovunque si esibiscono: il 21 li possiamo ascoltare nella chiesa di S. Antonio da Padova a Como

di Stefano Lamon

Il 21 dicembre, alle 15, canteranno alla chiesa di Sant’Antonio da Padova a Como; ieri sera erano a Tesserete, con la corale diretta da papà Paolo. La Famiglia Sala è una delle realtà musicali più singolari e significative del panorama musicale comasco del momento, una realtà fatta di passione, arte, professionalità ma una realtà fatta di un’attività musicale che può essere di tutti: il canto. Paolo Sala, Maria Bedendo e i cinque figli Sofia, Lucia, Giovanni, Margherita e la piccola Caterina costituiscono il coro. Quando contattiamo telefonicamente la famiglia Sala, Paolo è appena tornato dal quotidiano impegno al Teatro alla Scala e risponde Maria, musicologa e insegnante oltre che mamma.

Come funziona la vita di famiglia?

In modo assolutamente normale. Per quanto riguarda la musica, con una famiglia del genere le prove sono ogni volta che si può, in funzione dei progetti, delle richieste e delle contingenze. Appena c’è un po’ di tempo si studia assieme, cioè... abbastanza sempre!

Come si concilia il coro di famiglia con l’attività professionale ufficiale?

Paolo, pianista e cantante, alterna l’attività ormai decennale nel Coro del Teatro alla Scala con l’accompagnamento di cantanti e la direzione della Corale di Tesserete. Io, oltre alla famiglia, seguo un giovanissimo coro di voci bianche e, con Sofia, sto curando il progetto musicale della Scuola Primaria di Albate: un’attività multidisciplinare a partire dalla coralità che sta avendo una risposta incredibile da parte dei bambini, moto ricettivi ed attenti. Per il resto, in famiglia si sta tanto tutti insieme. C’è dialogo, ci si confronta, c’è anche qualche resistenza e parere diverso ma poi si è sempre compatti. Giusto Caterina, la più piccola, riclama di più qualche momento per sè.

Come nasce il vostro repertorio?

Ci siamo posti fin dall’inizio l’obiettivo di ottenere un bel suono. Ci sentiamo addosso in modo naturale una polifonia nella quale tutte le voci possano essere ben equilibrate: dipende, probabilmente, dal fatto che c’è una radice comune anche fisiologica. Poi sappiamo che al pubblico bisogna proporre un repertorio variegato, per cui stiamo allargando a generi come il gospel, molto richiesto; i ragazzi stanno spingendo per un repertorio etnico di stile irlandese, vedremo....

Un consiglio per tutti sul cantare.

È una cosa contagiosa. Lo è stato per noi, attraverso Paolo: può esserlo per tutti. Basta andare in Svizzera per trovare tantissima coralità. Cantare in coro è una grande occasione di educazione: porta a leggere, andare a tempo, ascoltare gli altri, non voler primeggiare, prestare attenzione. Quando inizi, non puoi farne a meno.

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