Il quarto racconto d'agosto:
"Cronaca effervescente" / 1

Al bar Prima Pagina i giornalisti si accapigliavano: qual è il settore più stressante? Ultima storia della serie estiva: ogni giorno una puntata nel settore Cultura e Spettacoli

Al bar "Prima Pagina", poco prima dell’orario di chiusura, un capannello di giornalisti discuteva con grande animazione.
L’argomento del dibattito, qualunque fosse, aveva assorbito l’attenzione dei presenti al punto tale che, da una buona mezz’ora, al barista Nicodemo non perveniva alcuna ordinazione.
Nicodemo era uomo abbastanza da far fronte alle avversità e non si sarebbe scomposto per così poco: afferrò una scopa per cacciare la marmaglia dal locale quando, non si sa come, finì suo malgrado per appassionarsi alla discussione.
Si cimentavano, i giornalisti, su una questione cruciale: qual è, tra le varie specialità della professione, la più logorante?
«Non v’è dubbio», affermò un giovane redattore. «Sono i giornalisti finanziari ad affrontare le maggiori pressioni. Una piccola imprecisione e la Borsa subisce un crollo: giorno dopo giorno, il peso di questa responsabilità si fa sentire sotto forma di stress, esaurimento nervoso, addirittura isteria».
«Ma quale finanza!», sbottò un collega più maturo. «La verità è che sono i giornalisti sportivi a rovinarsi la salute. Tutti quei viaggi per seguire le partite, i pranzi frettolosi in osterie di infimo ordine: lo stomaco ben presto ne risente...»
Il collega maturo si interruppe: qualcuno aveva picchiato un pugno sul tavolo.
«Basta!», esclamò l’autore del pugno, un uomo dal colorito rubizzo e dagli occhi cerchiati. «Fatela finita!»
Il giornalisti lo fissarono allarmati.
«Sono fandonie! Voi sapete bene a chi tocca il fardello più pesante; a chi, più di ogni altro, toccano ulcere, mal di nervi, incubi e depressione: a noi cronisti di nera!»
Nessuno osò replicare e il rubizzo giornalista ne approfittò: «Notti insonni, paura, tremori: ecco la vita del nerista. Nessun’altra specializzazione è altrettanto deleteria per la salute».
S’udì un insistito tossicchiare e dalla penombra emerse il signor Bargilli il quale, con un sorriso gentile, si rivolse al collega che aveva parlato con tanta passione.
«Quello che dice è vero ma, in un certo senso, è anche falso. Ora vi racconterò una storia...»
Un vassoio di bicchieri da cocktail, sfuggito dalle mani di Nicodemo, si schiantò con un fragore tale da coprire i singhiozzi del barista.

* * *

Elettra Volpi (disse il signor Bargilli) viene spesso ricordata come la più brava reporter di nera nella storia de La Nostra Voce e tuttavia pochi rammentano con precisione la sua eclettica personalità.
Cronista di razza, sapeva raccontare magnificamente le "prodezze" della malavita cittadina, costringendo il lettore sull’orlo della sedia tanto la sua prosa giornalistica era scattante come quella di un romanzo giallo.
Grazie ai suoi articoli, il pubblico familiarizzava con i pittoreschi personaggi del sottobosco cittadino: ladri, taglieggiatori, protettori, rapinatori, assassini, venditori di assicurazioni e così via, vieppiù scendendo nella scala dell’umano vizio. Gentiluomini come Gaetano "Giranaso" Bombardi, Titti "Scannagole" Girazzi e Anselmo "Tre Pistole" Gherini erano diventati popolari presso il grande pubblico e delle loro imprese si discuteva nei salotti mentre le loro ghigne erano conosciute financo dai ragazzini.
Inconfondibile grazie ai capelli neri e ricciuti, agli zigomi taglienti e al naso spavaldo, Elettra era un tipo che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Senza perdere in femminilità, era in grado di tracannare liquori, fumare sigarette e imprecare come qualunque veterano di redazione, ma ciò che la rendeva unica era la sua capacità di ottenere informazioni da chiunque. Nessuno le sapeva resistere: non i poliziotti, non i criminali incalliti con i quali scambiava quattro chiacchiere nelle bettole più sudice.
Un intenso fascino magnetico era l’arma migliore della sua professione e le permetteva di accedere ai segreti meglio custoditi, alle informazioni più riservate e perfino ai piani criminali che stavano per essere perpetrati. Non solo era in grado di raccontare ai lettori gli episodi di cronaca nera accaduti in città e di seguire passo passo le indagini in corso: era addirittura capace di anticipare le mosse dei criminali, svelando i piani dei colpi che andavano architettando.
Non di rado, alla Polizia bastava leggere la colonna di Elettra Volpi ne La Nostra Voce, per mandare all’aria ingegnose imprese criminali e procedere all’arresto di pezzi grossi della malavita.
Tutto questo, come si immaginerà, aveva un costo: Elettra lavorava ventiquattr’ore su ventiquattro. Dopo l’attività di redazione, c’erano da coltivare i "contatti" con le forze dell’ordine e, nelle ore piccole, anche quelli con gli informatori reclutati nel sottobosco del crimine.
Era una ragazza forte e non pensava alle conseguenze che tanto stress avrebbe potuto produrre sul suo fisico. Tirava avanti senza risparmiarsi: «Dopo tutto -  diceva - ho una salute di ferro».
La pensò così fino al giorno in cui il suo stomaco prese fuoco.

Mario Schiani

1 - continua)

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