Il quarto racconto d'agosto
"Cronaca effervescente"/3

Il contrabbandiere Briscola sequestra la nerista d'assalto Elettra:
"Ti abbiamo preso solo in prestito. A patto che tu tenga la bocca cucita"

Quando il dottore ordina "riposo assoluto" la prima cosa da evitare è di intrattenersi con tizi armati di pistola.
Se proprio non lo si può evitare, si faccia in modo almeno che a impugnare l’arma non sia Grimaldo Zanna, detto Briscola.
Con incredibile leggerezza, Elettra Volpi ignorò entrambe le regole e ora, con lo stomaco che da un momento all’altro avrebbe potuto incendiarsi, fronteggiava la ghigna del più audace e pericoloso contrabbandiere della città.
"Accidenti a te, Briscola: che scherzi sono questi?", esclamò irritata.
Il bandito la trascinava lungo un vicolo buio. "Nessuno scherzo", disse. "Mai stato così serio in vita mia".
Raggiunta una porta defilata che sembrava dare accesso a un retrobottega, si guardò intorno e la spalancò con un calcio.
"Entra, muoviti!"
Elettra si trovò in un locale senza finestre nel quale, sotto una lampadina nuda appesa a un filo, quattro uomini erano riuniti intorno a un tavolaccio. Li riconobbe all’istante: erano i guardaspalle più fidati del Briscola, gente la cui fedina penale, a Palazzo di Giustizia, era divisa in tomi numerati.
Elettra pensò al suo povero stomaco in pericolo: chiusa in una stanza con quei figuri non c’era modo di tenere a bada lo stress.
Briscola le indicò una sedia.
"Dobbiamo parlare".
Elettra protestò. "Non abbiamo proprio niente da dirci! Lasciami andare. Che razza di idea ti è venuta? Credevo che il sequestro di persona fosse un affare troppo sporco perfino per uno come te..."
"Non si tratta di sequestro di persona...", disse Briscola.
"Posso andarmene?"
"No".
"E allora, essendo io una persona ed essendo sequestrata, si tratta di sequestro di persona! Lo capisci o no, testone che non sei altro?!"
Elettra era esplosa, ma pensò allo stomaco in agguato e cercò di ricomporsi.
"Siamo tutte persone ragionevoli", continuò a dispetto del fatto che, nella stanza, non c’era nessuna faccia che potesse venir definita ragionevole. "Che cosa volete da me? Soldi? Non ne ho. Gioielli? Neanche. Ditemi che cosa volete e facciamola finita in fretta. Devo andare in farmacia".
Briscola rimuginava sul concetto del sequestro di persona.
"Non è un sequestro di persona", stabilì.
Elettra sospirò. "Che cos’è, allora?"
"Un prestito di persona".
"Come sarebbe a dire?"
"Sarebbe a dire che noi ti teniamo in prestito per un po’ e poi ti restituiamo".
"Mi restituite a chi?"
"A te stessa".
"Ma io sono già di me stessa".
"Non adesso. Adesso ti ho presa in prestito io".
Elettra scattò. "Ma che stupidaggini vai dicendo? Non si può prendere a prestito una persona!"
"E’ meglio se ti calmi", disse Briscola gelido ed Elettra pensò che, per una volta, aveva ragione. Il dottor Stroud non aveva detto quanto a lungo la Polverina sarebbe stata efficace, ed era meglio non stuzzicare lo stomaco con scoppi di rabbia.
"Va bene, mi calmo. Ma spiegami che cosa significa questo prestito di persona".
Briscola indicò la porta con un gesto vago. "Là fuori, sotto la collina, ho pronta una decina di spalloni: stanotte passeranno il confine con me. Non posso dirti che cosa trasporteremo ma è roba preziosa e non voglio rischiare che l’affare vada a monte".
"E io che cosa c’entro?"
"Lo sai benissimo. Chi mi dice che tu non sia pronta a rovinare tutto con uno dei tuoi stupidi articoli? Già una volta è capitato, ricordi? Stavo preparando un bel carico di biscotti al plasmon e di pannolini quando qualcuno ha spifferato tutto e la storia, grazie a te, è finita nel giornale. Contrabbando e puericultura, era il titolo. Dovremo continuare a chiamarlo Briscola oppure preferirà Ciccio Bello? Elettra, al ricordo, sorrise. "Niente male..."
"Malissimo, invece. Ma stavolta non capiterà niente del genere. A mezzanotte passeremo il confine e, appena concluso l’affare, ti lasceremo libera".
"Ma a mezzanotte mancano ancora cinque ore!"
Briscola si strinse nelle spalle.
"Ascolta: lasciami andare adesso. Non so nulla di questo carico prezioso di cui parli. Ti prometto che non ne scriverò. Dirò di più: stavo per telefonare al giornale e chiedere una settimana di ferie. Ti giuro che è così".
"Non mi fido".
"Non ti fidi del mio giuramento?"
"L’ultima volta che mi sono fidato di un giornalista è stato mai. Adesso muoviamoci. Sbilenco, tienila d’occhio".
Sbilenco, guardaspalle noto per il portamento simile a un marinaio ubriaco sulla tolda di una nave in tempesta, sfoderò un revolver e squadrò Elettra con fare minaccioso.
Briscola aprì la porta e fece segno a tutti di uscire. Sotto la minaccia dell’arma, Elettra obbedì.
Ma non smise per un istante di pensare al suo povero stomaco.
Mario Schiani
             (3 - continua)

© RIPRODUZIONE RISERVATA