Il racconto d'agosto de La Provincia
Il gioco della finanza/4

"Archivierò radio e scommesse - disse Porfirio - se farai un buon articolo sportivo"

Liberto accolse la proposta con il sorriso sprezzante di un purosangue che si veda offerta paglia invece che biada di prima qualità. «Non mi abbasso al livello di un biscazziere», disse. «Io suggerisco un onesto scambio commerciale: ottocento lire contro la mia tranquillità. Faccio notare che si tratta di un’offerta molto generosa: la quiete di cui parlo, fino a poco tempo fa, mi apparteneva e lei se ne è appropriato indebitamente. Potremmo perfino dire che propongo di comprare ciò che è già mio». Porfirio Lapalla, non proprio un segugio sui sentieri della logica, si era perso nel bel mezzo del discorso. «Sarebbe a dire: niente scommessa?» «Proprio così». «Peccato. Ma se questa è la tua decisione...» Un gesto rapido gli bastò per ruotare la manopola del volume e la radio produsse un accavallarsi di voci: le cronache simultanee di due incontri di catch. Liberto vacillò. «Non è leale!» «Non ti sento, ometto bello. Devi parlare più forte». «Faccia tacere quell’aggeggio bestiale e mi dica che cosa aveva in mente». Porfirio sorrise e moderò il volume. «Quello che ho in mente, carissimo collega, è molto semplice. E ti farà risparmiare ottocento lire». «Come è possibile?» «Perché la mia questa volta non è una scommessa venale. Diciamo che si tratta di un esperimento scientifico». «Che cosa va blaterando?» Lapalla si sistemò soddisfatto nella sedia e intrecciò le dita sull’ampio ventre. «Credete che non vi conosca, voi giornalisti finanziari? Credete che non conosca la vostra spocchia? La vostra aria di superiorità? Non fate altro che guardare tutti dall’alto in basso. Chi non si occupa dei vostri sporchi giochetti speculativi, chi non legge le pagine delle quotazioni azionarie, chi non passeggia su e giù davanti al Palazzo della Borsa come se fosse il padrone del mondo, voi lo considerate una nullità. Meno di zero. Oh, come trovate volgare chiunque abbia passione per qualcosa che non sia un’obbligazione a medio termine; come disprezzate chiunque manifesti interesse per qualcosa al di fuori di un titolo di Stato; la derisione che riversate su quanti - poveri sciagurati! - non esprimano entusiasmo nei confronti di azioni, tassi di interesse e ogni altro accidente che vi si porti! Vi credete una razza a parte: gli eletti, i dominatori dell’universo. Ebbene, caro il mio Manerio-Doveta...» «Daverio-Moneta...» «Quello che ti pare... Ebbene, caro mio, ti sbagli e anche di grosso. Non siete affatto i padroni del mondo. Non siete neppure i migliori giornalisti in circolazione. Uno qualunque dei ragazzini che raccolgono risultati sportivi la domenica vale esattamente quanto te e, per la miseria, anche di più!» «Venga al punto...» «Eccolo il punto: scommetto che con tutta la tua spocchia, con tutto il tuo bisogno di quiete, con tutta quell’aria di chi maneggia chissà quali importanti segreti, non saresti capace di stendere il resoconto di una partita di calcio». Liberto non credeva alle sue orecchie. Porfirio pretendeva forse che diventasse un cronista sportivo? «Solo per una domenica», confermò Lapalla. «Lei è pazzo», stabilì Liberto. «Allora perché non accettare? Io ti assegnerò una partita di calcio, tu presenterai un articolo e, se sarà soddisfacente, prometto che riavrai la tua tranquillità. Farò riportare la radio altrove e le scommesse spariranno, hai la mia parola». Liberto scosse la testa. «E chi dovrebbe stabilire se il mio articolo è soddisfacente o no?» «Prevedevo questa obiezione. Certo non posso sperare che tu abbia fiducia nel mio giudizio. Deciderà il Caporedattore Anziano». Liberto gettò un’occhiata nell’angolo dove era parcheggiato il Caporedattore Anziano, un uomo sottile come uno stecco e mummificato come Ramsete. A prima vista poteva sembrare una scopa dimenticata in un angolo dopo le pulizie primaverili, ma non bisognava ingannarsi: quella del Caporedattore Anziano era una figura molto rispettata. «Ricapitoliamo», disse Liberto. «Se io scrivo un articolo, come lei hai detto, "soddisfacente" su questa partita di calcio, la radio e le scommesse clandestine spariranno da questa stanza...» «Nel caso contrario tutto resterà com’è. E potrò affermare che il mio esperimento avrà avuto successo: sarà dimostrato una volta per tutte che voi giornalisti finanziari non siete meglio degli altri». Liberto tornò alla scrivania senza rispondere. Per lunghi minuti rimase seduto a fissare il vuoto, riflettendo sulla proposta. Di calcio non sapeva nulla, ma l’idea che avrebbe incontrato qualche difficoltà a mettere insieme un resoconto accettabile era un’assurdità. Che cosa c’era da sapere? Chi segna più "goals" vince: questo lo aveva sentito dire. Per il resto, avrebbe potuto cavarsela con un po’ di "colore". Ciò che lo infastidiva era il dover accettare le condizioni di Porfirio e immischiarsi in una sfida sulla quale, senza dubbio, si sarebbe a lungo fantasticato al "Prima Pagina". Rifletté ancora per qualche minuto, poi si alzò battendo i pugni sul tavolo. «Accetto!» «Molto bene, mio caro. Molto bene! Forse ti è rimasto un po’ di sangue nelle vene, mi congratulo. Ebbene, la partita alla quale sei comandato domenica è Sanclemenzianese-Real Torpedo, Prima Categoria, girone H. Calcio d’inizio alle ore 15».

Mario Schiani
(4 - continua)

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