Il racconto d'agosto de La Provincia:
"Il critico innamorato" / 2

Nel giro di un mese l'annuncio di fidanzamento comparve su "La Nostra Voce"
Una felicità senza nuvole, finchè lei chiese: "Mughetto, tu giochi a tennis, vero?"

Una volta riconosciuta la sua condizione di innamorato, Mughetto procedette ad assediare il cuore di Clarissa come meglio non avrebbero potuto fare dieci legioni di Cesare. Ben presto, dai bastioni che la donzella aveva elevato in difesa della sua indipendenza sventolò bandiera bianca e, nel giro di un mese, l’annuncio di fidanzamento comparve ne "La Nostra Voce".
Nel corso del corteggiamento, Mughetto apprese che Clarissa - ragazza di discendenza nobile e di mezzi  cospicui - non era tipo da accontentarsi di sedere girando i pollici su un ricco patrimonio: possedeva un ufficio di import-export che dirigeva di persona.
Il critico non aveva alcuna obiezione da muovere a tutto ciò e, anzi, nulla gli dava più piacere che recarsi in ufficio ogni giorno al tocco per portare a colazione la sua intraprendente innamorata. Era per lui una gradevole consuetudine attendere qualche minuto in un salottino fino a quando la segretaria - una fanciulla di nome Leggera Bisleri - gli aprisse finalmente la porta dello studio privato di Clarissa.
Il sole splendeva alto nel cielo di Mughetto Sinni, talmente alto che nessun meteorologo avrebbe potuto accorgersi della perturbazione in arrivo. Si sarebbe limitato, il meteorologo, a guardar fuori della finestra e, visto brillare il solleone, avrebbe borbottato "Bah! Neppure una nuvoletta"  tornando tosto alle parole crociate.
Una nuvoletta, invece, c’era ma, a difesa del meteorologo, va detto che neppure Mughetto riuscì sulle prime a individuarla.
Un giorno, a colazione, Clarissa alzò la testolina dalla tartare di salmone e disse:
«Mughetto? Tu giochi a tennis, vero?»
Mughetto avrebbe potuto rispondere in molti modi. Per esempio: «Neanche morto». Oppure: «Preferirei impiccarmi». Invece, accecato dai raggi dell’infatuazione, si lasciò scappare un «Ma certo!»
S ritrovò così su un campo da tennis, bersagliato dai proiettili sferici che la fidanzata scagliava con ostinato vigore.
L’amore, non dimentichiamolo, è un balsamo potente e Mughetto superò la prova: il sole per lui sembrò tornare a splendere.
Non passò molto tempo che il critico innamorato si sentì rivolgere un’altra domanda:
«Mughetto? Apprezzi i lavori a ceramica?»
Mughetto di colpo conobbe gli orrori di un infernale laboratorio nel quale Clarissa e altre donzelle eccitate si affannavano intorno ad abnormi manufatti di argilla imbrattandosi a vicenda.
L’amore, questa volta, ne risentì un poco, ma nulla che non potesse venir curato al "Prima Pagina" con un buon grog caldo. Così rinfrancato, Mughetto si ripresentò al cospetto dell’amor suo pieno di fiducia. Possiamo dunque immaginare il gelo che artigliò il suo cuore quando, al dessert, Clarissa gli rivolse una terza domanda:
«Mughetto? Sei interessato alle tecniche di marmorizzazione?»
La nuvoletta, nel cielo di Mughetto, era ormai diventata un temporale. Non passava giorno senza che Clarissa proponesse un nuovo hobby o, peggio ancora, un’attività sportiva. Nel salottino di attesa davanti all’ufficio della fidanzata, egli attendeva sgomento il verdetto quotidiano: cosa gli sarebbe toccato ancora? Volo a vela? Pressatura di fiori secchi? Corsa campestre?
Fu così che, durante le nervose attese che gli erano imposte in ufficio, Mughetto posò gli occhi sulla segretaria Leggera Bisleri e cominciò a fare paragoni. In condizioni normali, naturalmente, non si sarebbe mai sognato di intraprendere un’iniziativa del genere, ma Mughetto, ricordiamolo, era sotto pressione e la prospettiva di una gara di nuoto pinnato gli procurava incubi notturni e diurni.
Per prima cosa, notò che Leggera sembrava essere del tutto indifferente alle lavorazioni in cartapesta. Per esserne sicuro le rivolse una domanda precisa e ne ebbe piena conferma. Non solo: avrebbe giurato che la segretaria fosse estranea a ogni tentazione riguardante la pratica del lancio del martello. Di nuovo chiese e di nuovo ebbe la riposta che cercava: niente lancio del martello, neppure in un milione di anni.
Mughetto sentiva crescergli nel petto un qualcosa di lieve ma di inesorabile che avrebbe potuto definire, se appena avesse osato, un "tenero sentimento".
Un mercoledì mattina, reduce da un’infame corsa nei sacchi seguita da una bestiale pesca di beneficenza, lasciò che l’inevitabile accadesse.
«Signorina Bisleri», disse Mughetto fissando la segretaria negli occhi. «Lei per caso ha familiarità con il canottaggio?»
«No», sussurrò Leggera. «Niente affatto».
«Signorina», riprese Mughetto. «Non mi giudichi sfacciato, ma io credo di amarla».
Ci fu un lampo negli occhi di Leggera e Mughetto capì all’istante di essere ricambiato. Il cuore gli balzò nel petto ma, in quel momento, la porta dell’ufficio si aprì annunciando la presenza di Clarissa.
«Eccoti qui! Oggi faremo colazione un po’ più tardi. Insisto per mostrarti una cosa..»
Era per Mughetto il richiamo alla dura realtà. Poteva ben essere innamorato di Leggera e Leggera poteva senz’altro ricambiarlo di tutto cuore, ma era pur sempre fidanzato con Clarissa Barozzi-Patrulli. La quale non gli avrebbe restituito tanto facilmente la sua libertà e chissà quali altri rivoltanti impegni - pic-nics, partite a volano, gite in pallone aerostatico - aveva in mente per l’immediato futuro.
In quei lontani giorni, un gentiluomo non poteva sfidanzarsi solo perché gliene veniva l’uzzolo: abbisognava di un motivo solido quanto la cassaforte del Credito Cittadino. Fare e disfare fidanzamenti era prerogativa del sesso femminile.
Mughetto chinò la testa ed entrò nello studio.

Mario Schiani


2 - continua)

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