Il sipario del 1813
rimesso a nuovo per il Sociale

Il velario del teatro è stato usato fino al 1986, ora è in restauro a Como per 250 mila euro

È un avvicinamento a tappe quello all’appuntamento fissato per una data fatidica: quel 2013 in cui il Teatro Sociale di Como festeggerà il bicentenario.
Un percorso gioioso, verrebbe da dire, a giudicare dall’espressione legittimamente soddisfatta del presidente dei Palchettisti, Francesco Peronese, che ieri ha presentato alla stampa lo stato avanzato dei lavori di restauro dello storico velario che, un tempo, fungeva da sipario nella massima sala cittadina.

Si tratta di un’opera di pregevolissima fattura e imponenti dimensioni (13,70 per 8,89 metri), raffigura la morte di Plinio il Vecchio a Pompei nel 79 a.C. così come è stata tramandata da Tacito nelle Historiae.
Il velario vanta una firma illustre, quella dello scenografo, pittore e architetto milanese Alessandro Sanquirico che, oltre a collaborare al Sociale di Como si occupò anche di quello di Canzo senza contare i suoi numerosi lavori per la Scala, l’Alberti di Desenzano, il Municipale di Piacenza nonché l’Arena Civica del capoluogo, realizzata con Andrea Appiani. È stato lo scenografo italiano più importante a cavallo tra Settecento e primo Ottocento e questo suo capolavoro andava assolutamente restituito agli antichi splendori.
Per questo è al lavoro nella palestra Sinigaglia - concessa gratuitamente dal Comune che ha messo a disposizione uno spazio sufficientemente accogliente per posare le imponenti tele - un’équipe diretta da Luca Ambrosini e composta da Rossella Bernasconi, Erminia Affetti, Leonardo Camporini e numerosi collaboratori e collaboratrici che lavoreranno nell’ottica di riposizionare il tutto all’interno del teatro entro novembre. Ma che fine aveva fatto il velario?

Racconta Peronese: «È stato utilizzato fino alla chiusura del Sociale nel 1986. Quando è stato riaperto era stato posto nei pressi del boccascena». Lì ha subito le ingiurie del tempo, le infiltrazioni d’acqua dal tetto e quando si è pensato ai lavori di restauro della struttura, iniziati nel 2001, il velario era stato subito preso in considerazione. Mancavano i fondi, ma un finanziamento vincolato della Regione (pari a 104 mila euro), oltre all’aiuto di piccoli sponsor privati ha permesso di raccogliere 150 mila dei circa 250 mila necessari. Il resto se lo sono accollato i Palchettisti, ma con grande soddisfazione.
Naturalmente non è finita: prossime tappe, superando gli iter burocratici, l’abbattimento della fatiscente torre scenica e il recupero della facciata posteriore, ulteriore passo per ridare al teatro l’arena all’aperto, tutto da completare, come detto, per festeggiare i duecento anni.
Alessio Brunialti

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