Il trionfo del Cristianesimo
è scritto sul portale di San Fedele

Un grifone, la citazione di stilemi classici della romanità intrecciati allo spirito della Fede in Cristo: lo studioso Costanzo firma un saggio di grande interesse sulle sculture esterne della basilica comasca duecentesca

È stato recentemente pubblicato un importante studio sull’arte romanica lombarda, firmato dal comasco Giovanni Costanzo. Si intitola «Il portale istoriato della Basilica di S. Fedele a Como. Nelle origini del Cristianesimo in Lombardia» (Tipo-lito Grafica Ovadese, 253 pag.). Pubblichiamo in esclusiva l’introduzione.

Il primo Umanesimo italiano appartiene all’arte romanico-lombarda, consegnata alla storia ancora prima del Mille dagli eredi della classicità latina che, identificati da Re Rotari quali "Magistri Cummacini" seppero apportare i metaforici "lumi" sul processo di disgregazione culturale prodotto dalla dominazione barbarica alla caduta dell’impero romano (476 d. C.). Essi riconobbero, fra le tante, quella «pietra preziosa angolare» che poteva essere posta al fondamento di una nuova "Città dell’uomo" dove sarebbero state valorizzate tutte le componenti positive dello spirito umano, tese alla costruzione della "Città di Dio" se plasmate al messaggio evangelico.
L’innalzarsi delle loro imponenti cattedrali duecentesche, segno della resurrezione morale sulle barbarie, testimonia il gigantesco sforzo di mantenere viva quella fede, proposta dagli Apostoli e dai Martiri, nella tradizione cattolica. Da oltre un millennio infatti, in una di queste cattedrali, le sacre spoglie mortali del martire San Fedele, centurione romano, vittima della persecuzione di Diocleziano, riposano fra le austere navate della basilica romanica omonima che è nel centro storico di Como, patria dei Maestri Comacini. Da altrettanti secoli un sontuoso portale marmoreo si erge a decorare il tribolo absidale di detta basilica, con rilievi simbolici, che per la loro originalità esecutiva costituiscono il prototipo di quel linguaggio figurativo a carattere sacro (Bibbia dei poveri) che fu rappresentato sulle pareti delle chiese, quando ad arrestare il progresso della Parola evangelica, era intervenuto l’analfabetismo operato dai barbari. Il portale istoriato di San Fedele, (opera dei lapicidi Comacini) è un documento programmatico con cui si è voluto evidenziare la correlazione fra il Paganesimo intollerante e sanguinario ed il trionfo delle verità nella persona di Cristo Risorto, documentandola con l’inserimento di un’epigrafe romana di spoglio, con la scrittura «SOLI-I-D-L-C-» (luogo concesso al dio Sole Invitto) nel primo archetto pensile di coronamento della cuspide ed in asse con la figura simbolica di un «grifo» che schiaccia un «leviatano».
Tale binomio compositivo sta a significare che il vero «Sole invitto», a cui S. Fedele non aveva voluto sacrificare, non è quello inventato dal politeismo romano, ma il Cristo, citato dal profeta Malacchia come «Colui che sorgerà come Sole di Giustizia» al quale S. Fedele aveva offerto in sacrificio la sua giovane vita e, come lui, ogni credente in Cristo, «Calpesterà gli empi, perché essi saranno cenere, sotto le piante dei loro piedi, nel giorno che io preparerò; dice Jahwè degli eserciti» (Mc. 3,20). Infatti, nelle formelle sottostanti vi è Cristo in trono, affiancato da un Grifo che schiacciano entrambi sotto i loro piedi i nemici naturali (empi demoni). Parafrasando allora Eusebio da Cesarea il grande vescovo e storico delle origini cristiane vissuto nel IV secolo, diremo con lui: «Io posso mostrare i trofei dei Martiri comensi. Giacchè sia tu ti rechi alle falde del Baradello, alla periferia della città, sia tu ti rechi nel suo centro storico laddove sorge la Basilica romanica di S. Fedele, ivi troverai i trofei di coloro che hanno fondato al Chiesa che è in Como». Porre mano a quest’opera significa allora metterci in ascolto di quelle pietre modellate a figure simboliche che s’ergono ad edificio religioso nel centro storico di Como, in apparenza statiche e mute, ma in realtà vive ed eloquenti. Vive: perché custodi delle sacre spoglie del Martire S. Fedele, esso stesso «pietra viva» di quel tempio ecclesiale di cui Cristo di Vivente è la «pietra angolare». Eloquenti: perché i simboli e le allegorie plasmati dalle mani sapienti dei Maestri Comacini e disatteso dalle barbarie illetterate.
Evidenziando, poi, qua e là fra le pieghe del corpo litico della Basilica di S. Fedele in Como, segni di recupero e di riuso romano, abbiamo la prova del trionfo del Cristianesimo sulle rovine fumanti del Paganesimo e la «tacita» didascalia che esso contiene, implicita nelle sculture del Portale absidale, la cosiddetta Bibbia dei Poveri, dimostra che la voce della Verità, fatta tacere dalla violenza omicida demoniaca di chi avvalla la Menzogna; ogni volta realizza la profezia cristologica volta ai Farisei: «Vi dico che se questi (gli apostoli) taceranno, di me parleranno le pietre!» (Lc. 19,39).

Giovanni Costanzo

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